il progetto di recupero

Il Parco del Ticino cerca caseifici per la produzione di formaggio... giallo

Dall’erba verde che piace alle mucche, al formaggio giallo che fa bene all’uomo

Il Parco del Ticino cerca caseifici per la produzione di formaggio... giallo
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L'ente Parco del Ticino è alla ricerca di aziende agricole e caseifici per rilanciare la produzione di formaggio giallo ottenuto grazie all'alimentazione delle mucche con erba fresca e marcite.

Il parco del Ticino cerca produttori di formaggio giallo

Dall’erba verde che piace alle mucche, al formaggio giallo che fa bene all’uomo. E’ capitato a tutti di andare in montagna a fare una bella passeggiata, di incontrare le mucche che brucano tranquille l’erba verde dei pascoli e di portare a casa un bel pezzo di formaggio o di burro saporiti e soprattutto di colore giallo. Poi la domenica sera torniamo in pianura e la settimana seguente andiamo a fare la spesa al supermercato e acquistiamo i formaggi solo se sono belli “bianchi e candidi”, perché il formaggio giallo “è andato a male” e il burro giallo “è rancido”.

Per decenni questo errato comportamento del consumatore ha “obbligato” i caseifici di pianura a rifiutare il latte delle aziende agricole che alimentavano le vacche con l’erba dei verdi prati e marcite del Ticino, erbe ricche di pigmenti caroteni e antociani responsabili della colorazione giallognola del latte.
E così oggi le vacche sono alimentate con mais e mangimi industriali a base di soia e cereali che vengono da molto lontano: intanto i verdi prati del Ticino sono diminuiti e le marcite antichissime, fiore all’occhiello dell’agricoltura lombarda, ormai sono quasi scomparse.

Un cambio di atteggiamento dei consumatori

“Uno scenario anomalo – spiega Claudio De Paola, Direttore del Parco del Ticino - che deve far riflettere sulla responsabilità che abbiamo come consumatori: una nostra errata abitudine ha cancellato in pochi decenni quello che le generazioni precedenti avevano inventato e mantenuto per secoli. L’innovazione è fondamentale, ma non ad ogni costo. E’ sempre più necessario rivalutare una parte del nostro passato agricolo, spesso capace di coniugare produttività e sostenibilità. Un agronomo tedesco (Burger) nel 1843 diceva così della produzione di latte di mucca "…mentre nella parte settentrionale d’Europa noi non riusciamo al nostro scopo che usando di radici e di bevande stimolanti, e tutto questo con grande spesa, i Lombardi l’ottengono senza fatica e meglio di noi con i loro prati a marcita…”.

L’Università di Torino (Dipartimento DISAFA della Facoltà di Agraria), in diversi studi svolti anche in collaborazione con il Parco del Ticino, ha osservato come l’inserimento nella razione alimentare delle vacche da latte di foraggi prativi verdi (erba verde di prati o marcite, erba medica, insilati di erba, pascolo, …) si riflette in una maggior salubrità per l’uomo nel latte e nei suoi derivati formaggi, burro, yogurt come un profilo di acidi grassi insaturi sani, omega-3, CLA, vitamine A e E, anticolesterolici e antiossidanti (sono disponibili in forma cartacea e sul sito del Parco le pubblicazioni che spiegano questi studi: mailto:https://ente.parcoticino.it/wp-content/uploads/2019/06/LATTE-E-FORAGGI-Un-binomio-vincente.pdf).

Le aziende che stanno producendo già con erba fresca

“Nel Parco del Ticino alcune aziende hanno già introdotto queste forme di alimentazione verde negli alimenti per le vacche da latte – aggiunge Michele Bove, Responsabile del Settore Agricoltura del Parco - e alcune di esse dispongono di un caseificio aziendale e stanno già valorizzandone gli effetti benefici su latte e formaggi: con queste aziende il Parco già collabora da alcuni anni su questi temi sia in progettualità specifiche sia con iniziative di comunicazione come ad esempio il video La marcita andato in onda nel 2022 su Geo&Geo di RAI 3 (https://www.youtube.com/watch?v=q_RrGavfYxY)"

Ma ci sono anche altre aziende ormai pronte a introdurre questi alimenti nella razione del loro allevamento: naturalmente con forme e intensità magari diverse da azienda ad azienda, ma molte sono ormai mature per fare questo salto di qualità.

“Il Parco ne conosce alcune – ricorda Silvia Bernini Consigliere Delegato all’Agricoltura del Parco – che sono situate soprattutto nella zona che va da Magenta fino quasi a Pavia e le loro pratiche agricole e di allevamento sono state già oggetto di indagine da parte dei tecnici del Parco e dei ricercatori dell’Università di Torino con cui il Parco ha in essere una Convenzione che prevede, fra l’altro, l’assistenza tecnica proprio a queste aziende.”

E allora il Consigliere Bernini lancia un messaggio al mondo industriale alimentare:

“Cerchiamo un caseificio nel territorio del Parco o nelle immediate vicinanze, disponibile a lavorare il latte di queste aziende per produrre un formaggio giallo, dove l’erba verde torna ad essere protagonista. E’ nostro interesse anche investire in questa filiera corta, perché questo vuol dire aumentare la superficie prativa da cui ottenere i foraggi verdi e quindi migliorare la biodiversità e la tutela dei nostri suoli, riducendo le emissioni di CO2 e l’impatto dell’attività agricola sulle componenti naturali e sul clima che cambia. E poi se questo significa anche portare sulle nostre tavole cibi sani e buoni per l’uomo, abbiamo davvero raggiunto gli obiettivi che come Settore Agricoltura ci siamo posti all’inizio del mio mandato”

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