La situazione

Il Comune fa richiesta per ottenere la casa che fu del boss della 'Ndrangheta

Il sindaco di Arluno Moreno Agolli ha spiegato l'iter che porterà il Comune a presentare la richiesta per ottenere l'immobile

Il Comune fa richiesta per ottenere la casa che fu del boss della 'Ndrangheta
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Il Comune di Arluno si prepara per entrare in possesso dell’immobile confiscato alla ‘Ndrangheta di via San Francesco d’Assisi 13, nella frazione di Rogorotto.

Il Comune fa richiesta per ottenere la casa che fu del boss della 'Ndrangheta

Prima di essere sequestrata alla criminalità organizzata nel 2019, la villetta era abitata da Francesco «Ciccio» Riitano, esponente del clan Gallace di Guardavalle (Catanzaro), ritenuto il capo dell’organizzazione di narcos con base ad Arluno disarticolata con l’operazione «Area 51». Dopo aver lasciato l’immobile arlunese, «Cicciariello Andreacchio», soprannome di Riitano, si era dato alla fuga iniziando un periodo di latitanza durato due anni e terminato con l’arresto nell’agosto 2019.

La casa è attualmente gestita dall’associazione Ucapte (Una Casa Anche Per Te – Onlus) di don Massimo Mapelli, impegnata sui temi dell’accoglienza e dell’emergenza abitativa, ed è al momento abitata da un nulceo familiare.

Le parole del sindaco Agolli

A spiegare l’iter che porterà l’immobile a passare da Ucapte al Comune di Arluno è il sindaco, Moreno Agolli:

«Siamo in contatto con l’agenzia dei beni confiscati di Milano, che attualmente è l’ente che ha la proprietà dopo il sequestro de bene, e quindi stiamo seguendo passo passo l’iter burocratico per poter manifestre l‘interesse e ottenere l’acquisizione della casa».

Agolli ha poi spiegato nello specifico l’utilizzo che viene fatto della villetta dopo essere stata sottratta dalle mani della ‘ndrangheta:

«Ora la casa è sotto il controllo dell’agenzia, ed è utilizzata per l’ospitalità di alcune famiglie bisognose individuate dalla collaborazione tra Ucapte e il Comune di Arluno: sono percorsi di assistenza e recupero sociale con turnover, quindi prevede un’accoglienza a tempo determinato».

Il primo cittadino ha poi proseguito spiegando l’uso che verrebbe fatto dell’immobile dopo il passaggio di proprietà:

«Noi vorremmo utilizzare la casa per lo stesso scopo di adesso. Visto che questa esperienza sta funzionado, vorremmo mantenere questo obiettivo sociale, quello del riordino della situazione della famiglia e il suo reinserimento in società, affidandola con un bando pubblico a chi possa seguire percorsi di questo tipo».

Sorge però la questione di ciò che sarebbe del nucleo familiare che attualmente abita la casa di via S. Francesco d’Assisi 13:

«La rilocazione verrebbe gestita dal Comune perché è l’ente che ha segnalato questa situazione. Sapendo di un rischio di sfasamento temporale, ci sono già approdi diversi dover poterla collocare», ha concluso Agolli.

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