La vicenda

Fanghi tossici: Parabiago vieta le coltivazioni nei campi coinvolti

Sulla vicenda dei fanghi tossici l'assessore ha spiegato che è stato chiesto alle due aziende agricole di non coltivare su quei campi beni riservati all'alimentazione umana e animale.

Fanghi tossici: Parabiago vieta le coltivazioni nei campi coinvolti
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Fanghi tossici: il tema è entrato nel Consiglio comunale di Parabiago convocato per stamani, sabato 26 giugno 2021, tramite un'interrogazione di riParabiago.

Fanghi tossici nei campi: l'interrogazione di riParabiago

Dopo l'inchiesta della Procura di Brescia sul possibile sversamento di sostanze inquinanti anche nei campi di Parabiago e dopo la notizia del coinvolgimento di due aziende agricole della città (la cui posizione è ancora da appurare), riParabiago ha discusso la sua interrogazione nella seduta consiliare di stamani, sabato 26 giugno.

Si legge nel documento del gruppo civico di opposizione:

"Premesso che sono stati resi noti alcuni risultati dell'indagine svolta dai Carabinieri Forestali del Gruppo di Brescia coordinati dalla Procura di Brescia relativa al possibile traffico illecito di 150mila tonnellate di gessi di defecazione (effettuato nel periodo tra Gennaio 2018 e Agosto 2019) contaminati con sostanze inquinanti, venduti da un'azienda bresciana e utilizzati come fertilizzanti in 3mila ettari di campi agricoli situati in Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna.

Da quanto emerso sugli organi di stampa, la mappa ad oggi divulgata relativa ai campi potenzialmente contaminati segnala il coinvolgimento di diverse zone agricole dell'Altomilanese tra cui terreni di Parabiago, Canegrate, Legnano (oltre a Magenta, Abbiategrasso, Bareggio, Boffalora, Rebecco, Mesero).

I rischi in termini ecologici e di salute pubblica, se confermati, potrebbero assumere le dimensioni di un disastro ambientale e sanitario, come dichiarato dai rappresentanti lombardi e nazionali di Legambiente.

La nostra comunità è particolarmente scossa e preoccupata dalla vicenda alla luce della possibile vicinanza a terreni trattati con sostanze nocive e della gravità dei contenuti dell'indagine pubblicati sulla stampa relativi a intercettazioni e al processo di composizione/sversamento dei gessi".

La richiesta di riParabiago

Il capogruppo Giuliano Rancilio ha chiesto quindi al sindaco Raffaele Cucchi e alla Giunta:

"Di fornire al Consiglio Comunale e quindi alla Cittadinanza tutte le informazioni di cui è in possesso in relazione a questa vicenda (compatibilmente con eventuali necessità di riservatezza legate alle indagini).

Se è in particolare a conoscenza di quali terreni sul territorio di Parabiago e dei parchi sovracomunali sono coinvolti nell'indagine.

Se, sulla base delle informazioni in possesso, esistono attualmente potenziali rischi per la salute della popolazione e se sono in corso valutazioni/attuazioni di azioni da parte della Amministrazione Comunale per la tutela sanitaria/ambientale e l'analisi della salubrità chimico-fisica dei terreni (anche eventualmente in sinergia con altri Comuni o all'interno degli organismi di coordinamento dei PLIS eventualmente coinvolti).

Se risultano nel periodo oggetto di indagine (Gennaio 2018/Agosto 2019) e anche nel periodo successivo fino ad oggi eventuali segnalazioni arrivate all'ente comunale e/o agli organismi preposti (come ad esempio ARPA) relative a esalazioni maleodoranti o altri fenomeni riconducibili alle caratteristiche delineate nell'indagine.

Se sono in corso valutazioni/azioni di natura legale in autonomia o in sinergia con altri Comuni (oltre che all'interno degli organismi di coordinamento dei PLIS eventualmente coinvolti) e se intende valutare la possibilità per il Comune di Parabiago di costituirsi Parte Civile in eventuali procedimenti giudiziari legati a questa vicenda".

La risposta dell'assessore Quieti

L'assessore all'Ecologia Dario Quieti ha spiegato i passi fatti dall'Amministrazione dopo la notizia dell'inchiesta.

"Il 31 maggio l'Amministrazione ha scritto alle autorità e agli enti competenti per poter conoscere se ci fossero state contaminazioni e in quali campi. A questo avevamo anche richiesto di portare avanti un'eventuale bonifica, se le risposte fossero state affermative. In ogni caso, dal 2015 al 2019, abbiamo sempre scritto a Regione e ed Arpa per partecipare a tavoli per verificare questi spandimenti. Ma non siamo mai stati coinvlti. Il 23 giugno è poi arrivata risposta alla nostra richiesta e ci è stato segnalato l'interessamento di alcune aree e di due aziende agricole della nostra città. In questo momento sono ancora in atto le attività di indagine e non possiamo dire quali siano le aziende coinvolte, ma nella nota non viene indicato quali siano i singoli campi oggetto di spandimento, quali colture siano state effettuate, sulla quantità e se effettivamente sano stati usati i gessi di defecazione non depurati".

"Chiesto di non coltivare in quei campi"

Ha poi continuato l'assessore:

"Abbiamo scritto alle aziende agricole coinvolte e gli abbiamo chiesto se hanno effettivamente usato quei fanghi, di dirci l'esatta locazione dei campi e quali prodotto sono stati coltivati. Pensiamo che anche le aziende agricole, come l'Amministrazione, siano parte lesa. Ieri, venerdì 25 giugno, abbiamo convocato le due aziende e le abbiamo diffidate dall'uso di prodotti residui delle lavorazioni fatte nel periodo indicato dai Carabinieri. Inoltre, gli abbiamo chiesto di non coltivare su quei campi beni riservati all'alimentazione umana e animale, ma solo beni destinati alla produzione di energia oppure lasciarli a riposo".

 

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