A Bareggio

Confiscati i beni di Rocco Mongiardo

La Sezione autonoma misure di prevenzione del Tribunale ha confiscato immobili, 4 Rolex e 90mila euro a Rocco Mongiardo.

Confiscati i beni di Rocco Mongiardo
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La Sezione autonoma misure di prevenzione del Tribunale ha confiscato immobili, 4 orologi Rolex e 90mila euro all'imprenditore bareggese Rocco Mongiardo.

Confiscati i beni dell'imprenditore Rocco Mongiardo

Undici immobili tra capannoni, appartamenti e palazzine tra Bareggio e Vittuone, quattro Rolex e 90mila euro confiscati a Rocco Mongiardo, imprenditore 39enne bareggese e noto nel territorio anche per essere stato il titolare della discoteca Dubai di Magenta.
A deciderlo è stata la Sezione autonoma misure di prevenzione del Tribunale, presieduta da Fabio Roia come misura di prevenzione patrimoniale.

La storia

La confisca dei beni di Mongiardo è quindi la diretta conseguenza delle indagini portate avanti dalla Guardia di Finanza di Magenta e che avevano portato all’arresto dell’imprenditore a febbraio 2021 per bancarotta e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Allora i militari della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Milano avevano dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Milano. A febbraio le Fiamme Gialle avevano anche effettuato una serie di perquisizioni e sequestrato beni per un valore complessivo di circa 6 milioni di euro, tra cui numerosi conti correnti, cassette di sicurezza, orologi di pregio, immobili e autovetture di lusso.
Le indagini, coordinate dai pubblici ministeri Roberto Fontana e Luca Gaglio, avevano portato alla luce l’esistenza di un gruppo societario riconducibile al noto imprenditore e alla sua ditta individuale, che ha visto coinvolte nel tempo varie società di capitali operanti nel settore delle carrozzerie in diversi Comuni dell’hinterland milanese e non solo. In base a quanto ricostruito dagli inquirenti, Mongiardo avrebbe svuotato ciclicamente queste società: macchinari e asset aziendali passavano a nuove società intestate a prestanome che avevano sempre le stesse sedi e gli stessi dipendenti, e in parte i soldi finivano nella sua società immobiliare, formalmente intestata al padre e usata come «cassaforte» del gruppo, la Immobiliare San Marco Srl.

Poi la decisione del Tribunale

Un meccanismo, quello dell’apertura e chiusura delle società, che gli avrebbe consentito di sottrarre al Fisco circa 8 milioni di euro.
Dopo l’arresto di febbraio, a luglio Mongiardo era tornato libero. Infatti, dopo quasi cinque mesi tra carcere e arresti domiciliari, il gip del Tribunale di Milano aveva disposto per lui l’obbligo di firma tre volte a settimana e, nel frattempo, buona parte dei beni gli erano stati dissequestrati. Mongiardo infatti aveva deciso di sistemare la sua situazione e aveva parzialmente ammesso le sue colpe - contestando però alcuni elementi chiave dell’inchiesta come la presenza di una «cassaforte» - e aveva anche avviato transazioni fiscali.
Ma tutto questo non è bastato alla Sezione autonoma misure di prevenzione del Tribunale che, a seguito del sequestro, è passato alla confisca degli immobili, di 90mila euro frutto della vendita di un appartamento di famiglia e di 4 orologi Rolex.

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