Solidarietà

Con le «Cene delle signore del Rotary» sono stati donati 1.700 euro a Lule

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Con le «Cene delle signore del Rotary»  sono stati donati 1.700 euro a Lule
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«Abbiamo donato 1.700 euro alla Lule di Abbiategrasso grazie alla vendita di marmellate e alle cene delle signore del Rotary e fatto regali di Natale particolarmente apprezzati dalle ragazze che li hanno ricevuti: un risultato che mi riempie di gioia».

Sono le parole di Stefania Grassi, che ha annunciato con soddisfazione il bilancio finale delle cene solidali che, per tutta la durata in carica del marito, Pietro Grassi, quale presidente del Rotary Club Abbiategrasso, ha organizzato per beneficenza per sostenere l’associazione Lule.

 

Cene per raccoglie fondi

Una tradizione, quella delle cene delle signore del Rotary, riprende un’antica tradizione iniziata all’indomani della costituzione del Rc Abbiategrasso nel 1968.

Ogni mese la moglie del presidente in carica organizza la «Cena delle signore»: un momento conviviale riservato al gentil sesso in cui si raccolgono fondi da devolvere in beneficenza. Si tratta di una tradizione significativa, che affonda le proprie radici nell’originario divieto, vigente fino al 1978, che impediva alle donne di entrare a far parte del Rotary. Ragion per cui le mogli dei soci dell’Abbiategrasso hanno deciso di emulare i propri consorti, riunendosi tra loro almeno una volta al mese in una cena esclusivamente femminile e alla quale nessun esponente del sesso forte può in alcun modo partecipare.

Durante la cena, che da una decina di anni si è estesa anche al Rotary Club Morimondo Abbazia secondo le stesse regole, le partecipanti versano una modesta cifra da devolvere di volta in volta alle numerose realtà associative impegnate nel sociale. Quest’anno a beneficiarne è stata l’Associazione Lule di Abbiategrasso, che dal 1996 opera nella Città del Leone per aiutare le donne vittime di sfruttamento, di violenze di ogni genere e, più in generale, le donne di qualsiasi età che si trovino isolate e prive di sostegni familiari e sociali che possano consentire loro di autodeterminarsi e di non vivere nella paura e nell’emarginazione sociale.