Piccoli grandi gesti

Con la scuola in presenza sono tornati gli amori tra i banchi

Osservatori speciali di questi momenti, sono maestri e professori ed è proprio grazie al racconto di una prof che si può chiudere gli occhi e tornare bambini

Con la scuola in presenza sono tornati gli amori tra i banchi
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Con la scuola in presenza sono tornati gli amori tra i banchi, quelli innocenti, puri e casti. Superata (si spera definitivamente) la Dad, la scuola in presenza ha tutto un altro sapore.

Con la scuola in presenza sono tornati gli amori tra i banchi

"Prof., posso darle una cosa?”. Spesso si è parlato di cosa e quanto gli studenti avrebbero perso rimanendo a casa, separati. Ci si è concentrati sull'apprendimento, le verifiche, i test, ci si è forse un po' dimenticati di quei dettagli, di quei momenti che rendono il periodo scolastico l'esperienza che forse più segna il carattere di una persona. Tornati in presenza, tornano anche quei gesti che solo tra i banchi di scuola possono esser nati: le letterine d'amore tra compagni. E' la professoressa Eleonora Preti (nonché consigliere comunale di Magenta) che ce lo ricorda.

Il racconto della prof

"Prof., posso darle una cosa?”
“Sì, certo”
Prendo in mano una lettera con un cuore sopra. No, il cuore non è per me. La lettera le è stata data da lui, il monello del primo banco, incallito pestifero. Faccia d’angelo, che però ha fretta di crescere e scrollarsi di dosso il guscio da bambino.
“Cosa c’è scritto?”
“È una lettera di un compagno che svela i suoi sentimenti per me. Ma io sono confusa e non so cosa fare. La legge per me? Lei sa sempre tutto.”
Cerco di nascondere il mio compiaciuto stupore di fronte alla rivelazione che oggi, a. D. 2022, c’è ancora qualche gentiluomo in potenza che prende carta e penna per scrivere lettere. Chissà se vale come “compito di realtà” per valutare le competenze, direbbe qualcuno. Come farle capire che le conseguenze dell’amore sono imprevedibili e che questa volta la prof. una risposta pronta non ce l’ha?(Magari ce l’avesse). Prendo la lettera investita dal senso di responsabilità di spiegare a una quasi tredicenne che in certi casi non c’è una sola risposta. E si cresce così, scoprendosi un pezzo alla volta, inciampando, errando per via, finché non si trova quella giusta, in un percorso di iniziazione che sai quando comincia e non dove porterà nè quando finirà. La pandemia aveva spazzato via anche questo, soprattutto questo: perché la scuola è un luogo di emozioni, di incontri, di possibilità, di strade da scegliere. È bello vederli riappropriarsi della vita, poco alla volta.

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