la storia

"Benvenuti InGalera", il docufilm sul ristorante del Carcere di Bollate

Un ristorante che è anche ricettacolo di storie, percorsi, cadute e spinte per rialzarsi. E’ proprio questo che viene descritto nel film di Michele Rho.

"Benvenuti InGalera", il docufilm sul ristorante del Carcere di Bollate
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Dare una seconda possibilità è possibile: a dimostrarlo è la realtà del ristorante del Carcere di Bollate "InGalera", che permette ai detenuti che beneficiano dell’articolo 21 di poter lavorare in un contesto di altissimo livello. Per entrare nel ristorante c’è una lista d’attesa lunghissima: intanto che si aspetta il proprio turno, ci si può godere 73 minuti di magia. Si tratta del film documentario "Benvenuti InGalera", un progetto di Michele Rho.

Il ristorante IlGalera

Un ristorante che è anche ricettacolo di storie, percorsi, cadute e spinte per rialzarsi. E’ proprio questo che viene descritto nel film di Rho:

"“Benvenuti InGalera” racconta la storia del ristorante ma contemporaneamente riesce a toccare varie tematiche, che spaziano dalla vita in carcere al percorso dei detenuti. Non si parla, però, di pene e di passato dei lavoratori: quello non ci interessa"

ha spiegato il regista.

Sua mamma, Silvia Polleri

Rho è sempre stato molto vicino alla tematica carceraria perchè sua mamma è Silvia Polleri, ovvero l’imprenditrice che ha voluto puntare su questi ragazzi. Il progetto della donna è iniziato anni fa con il servizio catering "Abc La sapienza in tavola", che prevede la preparazione delle pietanze all’interno della casa di reclusione e poi il trasporto e il servizio al di fuori, dando questa opportunità di lavoro ai detenuti che avevano il permesso di lavorare all’esterno del carcere.

"In famiglia, quindi, abbiamo sempre parlato dell’ambiente del carcere - ha raccontato Rho - Poi, mia mamma è riuscita a realizzare il suo sogno: aprire un ristorante all’interno del carcere che non fosse creato per spirito di carità, ma che avesse un altissimo livello. E’ di questo, dunque, che parliamo nel film".

"Vorrei si vedesse nelle carceri e nelle scuole"

Tutto gira intorno alla fiducia data ai detenuti e alla seconda possibilità da cogliere al volo per imparare, realizzarsi ed essere utili in un momento di recupero:

"Io vorrei che questo progetto venisse visto il più possibile: parteciperemo al “Film-maker Festival”, poi vorrei poterlo portare nelle case di detenzioni, nelle scuole. Le persone non devono aver paura del carcere e dei detenuti: vorrei tanto che venissero visti sotto un’altra luce grazie a questo film"

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