Barelle nei corridoi del Pronto soccorso in fila indiana: si può andare avanti così?

C'è chi ha la testa contro il muro e chi la faccia vicino al catetere del vicino

Barelle nei corridoi del Pronto soccorso in fila indiana: si può andare avanti così?
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La causa non sono certo medici e infermieri ai quali devono essere fatti i complimenti per come svolgono il loro lavoro

C'è chi ha la testa contro il muro e chi la faccia vicino al catetere del vicino

C’è chi ha la testa contro il muro, chi la faccia vicino al catetere con l’urina del paziente posizionato dietro di lui e chi ancora è stato posizionato in una cameretta da tre posti dove all’interno però ci sono cinque barelle. Al Pronto soccorso di Rho si ripetono le scene di delirio, con le persone posteggiate per giorni nei corridoi a causa della mancanza di letti. E prima delle lamentele dei parenti che hanno contattato la redazione di Settegiorni, è doveroso dire che la causa non sono certo medici e infermieri ai quali vanno solo fatti i complimenti poiché spesso e volentieri lavorano in condizioni davvero difficili, spesso sotto organico e facendo lo slalom tra le barelle in sosta.

L'affollamento del pronto soccorso, una notizia non nuova

Una notizia non nuova, ce ne rendiamo conto, perché quella dell’affollamento del reparto di pronto intervento non è certo una novità. Una notizia che però fa sempre arrabbiare i parenti di coloro che sono costretti a vivere questa situazione. Come successo nei giorni scorsi quando un gruppo di cittadini ha telefonato alla nostra redazione. «Venite a vedere in che situazione è ricoverato mio padre - ci ha raccontato una donna - Non solo è su una barella da quattro giorni, ma la sua testa è vicino al catetere pieno di urina del nonnino vicino».

Aria irrespirabile e l'unica cosa che i parenti si sentono dire è che nei reparti non ci sono posti

E ancora. «Mia suocera è in una stanza a tre posti, sempre in Pronto soccorso, ma dentro ci sono cinque barelle, l’aria è irrespirabile e l’unica cosa che ci sentiamo dire dal personale in servizio è che nei reparti non ci sono posti, che è tutto pieno». Pazienti che hanno tutti superato i 70 anni quelli ricoverati in corridoio, costretti a stare 24 ore al giorno con la luce accesa sopra la testa, ad ascoltare urla e rumori, perchè in Pronto soccorso è ovvio che sia così, le ambulanze portano casi di ogni genere e i medici corrono per salvare vite umane. Siamo andati come sempre facciamo, abbiamo verificato la situazione e raccolto la rabbia di chi ha sulla barella una persona cara e spera che, oltre a guarire presto, trovi alla svelta una sistemazione in una stanza di un reparto. «Perchè anche stare male è un diritto».

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