Pregnana

Adelmo Cervi ospite a Pregnana

Adelmo Cervi e la storia della fucilazione dei sette fratelli giustiziati dai nazifascisti

Adelmo Cervi ospite a Pregnana
Pubblicato:

Appuntamento con la storia italiana questa sera  a Pregnana.

Adelmo Cervi

Alle 21 all’auditorium comunale Carenzi di via Varese, con il patrocinio del Comune, la sezione Pregnanese Pierino Colombo dell’Anpi accoglierà in paese Adelmo Cervi, figlio di Aldo, uno dei sette fratelli Cervi. Sarà questo un modo, a ottanta anni dalla fucilazione a dei sette fratelli, di ricordare gli anni più bui della Seconda Guerra Mondiale e del Fascismo in Italia: quelli fra l’ 8 settembre 1943 e la fine del conflitto nel 1945.

"I miei sette padri"

La serata vedrà, oltre alla presenza di Adelmo, la partecipazione di Liliana Davì, regista del film «I miei sette padri» tratto dal libro omonimo di Adelmo. Questa serata è stata anticipata lo scorso 28 dicembre, giorno dell’80esimo anniversario della fucilazione, dalla deposizione di fiori da parte dei componenti Anpi pregnanesi sotto la targa della via intitolata ai fratelli.

«I sette fratelli partigiani fucilati a Reggio Emilia nel 1943 come rappresaglia per l’uccisione di un funzionario fascista. Oggi molte persone conoscono il loro nome solo per le numerose strade che sono state loro intitolate in tutta Italia, ma la storia della loro uccisione fu una delle più note tra quelle dei partigiani, perché fu uno dei primi eccidi commessi nel periodo della Resistenza e perché colpì molto duramente un’unica famiglia».

La storia

«Dal più vecchio di 42 anni, al più giovane di 22, i fratelli Cervi si chiamavano Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore. Come le due sorelle, nacquero tutti a Campegine, un comune di pianura in provincia di Reggio Emilia. I genitori, Alcide Cervi e Genoveffa Cocconi, erano contadini ma avevano cresciuto i figli cercando di migliorare la situazione economica e culturale della famiglia, in particolare studiando le più moderne tecniche agricole del periodo. Alcide Cervi inoltre era impegnato in politica: si era iscritto nel 1921 al Partito Popolare – il predecessore della Democrazia Cristiana e come i figli era antifascista dagli anni Trenta. Nel 1934 la famiglia Cervi si trasferì nel podere di Campirossi, tra le località di Campegine e Gattatico. Negli anni successivi la casa divenne un ritrovo per chi aveva idee antifasciste e successivamente un rifugio per oppositori al regime.  Il 26 luglio 1943, il giorno dopo le dimissioni di Benito Mussolini da capo del governo, la famiglia offrì un pranzo a base di pasta a tutto il paese di Gattatico. Dopo l’armistizio dell’8 settembre i fratelli cominciarono a pianificare azioni contro i fascisti. In ottobre Aldo Cervi e alcuni dei suoi fratelli, insieme al sovietico Anatolij Tarassov e ad altri amici, salirono sulle montagne reggiane, dove si stavano formando i primi Gruppi d’Azione Patriottica del Partito Comunista, per compiere azioni di guerriglia e spionaggio. Il 25 novembre 1943 i fratelli Cervi si trovavano tutti nella casa di Campirossi, insieme a genitori, mogli, figli e amici: un plotone della Guardia Nazionale Repubblicana circondò la casa e ordinò agli uomini di arrendersi e consegnare le persone che vi si erano rifugiate. I sette fratelli furono arrestati insieme al padre ed incarcerati nel carcere politico dei Servi a Reggio Emilia. Rimasero prigionieri fino al 28 dicembre, quando furono fucilati. Alcide Cervi seppe della morte dei figli solo l’8 gennaio, quando il carcere in cui era prigioniero fu bombardato. Visse fino al 1970 e raccontò la storia della sua famiglia nel libro «I miei sette figli», pubblicato nel 1955».

Seguici sui nostri canali