Razzismo in campo: “Cinese infetto, tornatene al tuo paese”

La denuncia è partita dalla società di calcio Idrostar di Cesano Boscone.

Razzismo in campo: “Cinese infetto, tornatene al tuo paese”
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Un altro episodio di razzismo in campo, questa volta nei confronti di un 14enne di origine cinese.

Razzismo in campo: “Cinese infetto, tornatene al tuo paese”

La denuncia è partita dalla società di calcio Idrostar di Cesano Boscone: “Sul campo di una partita dei Giovanissimi 2006, un nostro atleta ha subito pesanti insulti per buona parte dell’incontro. Insulti razzisti”, chiarisce il presidente della società Ettore Leporatti che si dice avvilito e arrabbiato, perché l’Idrostar ha fatto della lotta al razzismo, soprattutto tra giovanissimi, un cardine del loro allenamento. Gli insulti infatti erano rivolti a uno dei 14enni in campo, di origine cinese. “Vattene, tornatene al tuo paese, cinese infetto”, il tenore degli insulti secondo la testimonianza della società di Cesano e di chi era sugli spalti che ha pubblicato sui social messaggi di protesta perché “l’arbitro non ha sanzionato, i dirigenti della società non hanno fatto nulla. Vergognoso”.

Ecco cosa è successo

La partita si è svolta sabato contro la società Ausonia. Anche il giovane calciatore ha pubblicato un messaggio di sconforto e rabbia: “In tutto questo tempo che ho giocato a calcio non mi è mai capitato di ricevere insulti di stampo razzista. Siamo nel 2020 e c’è ancora gente che insulta le persone cinesi, le persone di colore. L’insulto peggiore che ho sentito in campo: spero che ti venga il virus come in Cina. Dopo questa frase sono uscito dal campo in lacrime, lasciando i miei compagni, ai quali rivolgo le mie scuse”.

“L’indifferenza ci fa paura”

Ma scuse non devono esserci, se non quelle “di chi ha insultato”, aggiungono dalla Idrostar. “Una cosa del genere non può e non deve passare inosservata – ancora il presidente Leporatti –. Il nostro giocatore è uscito in lacrime al 35esimo minuto del secondo tempo. Non si è fatto male, non è stato sostituito. È stato insultato, umiliato solo perché cinese”. E secondo la società cesanese, “il peggio arriva dopo, quando l’arbitro non ha preso nessun tipo di provvedimento e né il mister della squadra Ausonia né i dirigenti hanno richiamato il proprio giocatore. Passa tutto inosservato, tra l’indifferenza generale. L’indifferenza: è questo che ci fa paura. Noi come società – proseguono – non lasceremo stare, non faremo finta di niente, vogliamo combattere per il nsotro ragazzo e per tutti gli altri che subiscono umiliazioni di questo genere, solo per il colore della pelle. Noi diciamo no al razzismo, dentro e fuori dal campo”.

La versione della Ausonai 1931

Ma secondo Ausonia la versione è diversa. Il gruppo di Milano precisa di avere in società “460 tesserati di cui 40 stranieri – afferma il presidente Mario Di Benedetto –, accolti senza alcun pregiudizio di etnia. Il ragazzo della Idrostar ha pure fatto da noi un provino a dicembre. Un nostro dirigente al termine della partita di sabato è sceso negli spogliatoi per capire cosa fosse accaduto parlando con il mister, giocatori e arbitro che non ha sentito nessun insulto, mentre il nostro ragazzo piangeva perché accusato di aver proferito parole che non ha mai detto. C’era stato solo un diverbio tra i due, come succede sempre. In più, la nostra associazione ha una storia di 88 anni, fatta di sport e solidarietà. Non può essere un eventuale gesto di maleducazione di un ragazzo di 13 anni su 460 tesserati a infangare il nome della società”.

La visita della delegazione di Ausonia 1931 presso Idrostar

Insomma, per Ausonia quegli insulti non ci sono stati, ma Idrostar difende la sua posizione. Non è stato solo il ragazzo, infatti, a sentire quelle parole. Ma Ausonia ha deciso di chiudere la questione con la visita del ragazzino nella società sportiva cesanese. Ieri sera, con il vice presidente di Ausonia Alcibiade Ariotti e con la mamma, alla presenza del delegato della Figc Luigi Dubini e dell’assessore allo Sport di Cesano Salvatore Gattuso, il giocatore dell’Ausonia si è chiarito con gli avversari sul campo, il 13enne di Idrostar, suo fratello e il presidente Ettore Leporatti.

La stretta di mano tra i ragazzi

I due ragazzini si sono stretti la mano, il giovane difensore dell’Ausonia visibilmente provato da tutta la vicenda ha ripetuto di non aver pronunciato quelle brutte parole ma si è detto dispiaciuto per aver ferito il coetaneo. Dall’altra parte, il giocatore dell’idrostar ha continuato a sostenere di aver sentito più volte quegli insulti e che lo avevano toccato così tanto da piangere in campo e chiedere immediata sostituzione.

L’impegno delle due società

I vertici di Ausonia hanno ribadito di voler lanciare un messaggio educativo con la delegazione e la stretta di mano. Stessa cosa per Idrostar: ieri il responsabile della scuola calcio ha fatto il giro dei campi per fare un discorso a tutti i giocatori, soprattutto ai più piccoli. Ha parlato dell’accaduto con parole semplici ma incisive, lanciando un messaggio: “Tutti dobbiamo rispettarci a vicenda. Alti, bassi, chi mangia di più, chi mangia di meno, chi viene da un Paese, chi è italiano: siamo tutti uguali, tutti i giocatori vanno rispettati. L’avversario è importante, altrimenti con chi le facciamo le partite? Come facciamo a divertirci? Ma se non c’è rispetto non c’è divertimento”. Insomma, il seme educativo è piantato, sperando che germogli.

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