Dopo essersi scatenate sul palco del District festival di Legnano lo scorso fine settimana le “Bambole di pezza” si sono fatte intervistare per parlare della loro carriera e dei loro progetti futuri.
Le “Bambole di pezza” al District festival: l’intervista esclusiva
A rispondere alle nostre domande è Dani, la chitarrista della band tutta al femminile.
Dopo il Rugby Sound nel mese di luglio, un’altra tappa a Legnano nello storico District. Negli anni passati, avete suonato anche al Circolone di Legnano. È un territorio importante per voi, che vi ha segnato?
La provincia di Milano e la zona del varesotto, dalla metà degli anni ’90, è sempre stata ricchissima di posti e band che si alternano a suonare. Quando eravamo piccole, delle ragazzine, giravamo tantissimo tra vari luoghi. Abbiamo suonato al Circolone in passato, eravamo io e Morgana. Ma c’erano tanti locali come il Nautilus e il Melo. È un territorio che accoglieva il fermento di tante band e dove si fruiva della musica: c’era la possibilità di suonare in tanti posti e ascoltare generi alternativi, grazie a Radio Lupo Solitario, che era un punto di riferimento creando un pubblico rock interessante.
Il District è un laboratorio musicale che compie 10 anni. Siete un punto di riferimento al femminile nel panorama punk rock. Che messaggio volete lanciare a chi desidera diventare musicista nel mercato non mainstream?
Il segreto è tenere duro, nonostante tutte le fatiche e le difficoltà. Noi siamo un esempio di tenacia e abbiamo la testa dura. È importante anche la passione: quando sei motivato e hai in mente grandi obiettivi, ci metti impegno ed entusiasmo. Nel nostro caso, non c’è nessun esterno che ci organizza: siamo noi “Bambole di Pezza” in prima linea a curare tutti gli aspetti della nostra band. Ovviamente, investiamo tempo, energia e risorse economiche. Desideriamo che la nostra passione venga accolta dalle persone che la fruiscono e la percepiscono. Chi vuole fare musica non deve farsi scoraggiare, anche se si tratta di un genere che potrebbe non andare di moda o avere pochi ascoltatori mensili sulle piattaforme. Ma, pian piano, se una persona è motivata, ce la fa. Deve uscire dalla cameretta o dalle sale prove e cimentarsi con un pubblico, esibendosi in contesti professionali.
Per ogni tappa indossate un colore particolare. Cosa avete scelto per Legnano e come è nato questo rito?
Stasera siamo “nero lakets”. Essendo una band femminile a cui piace vestirsi, seguiamo la moda. Avere un richiamo di un colore che ci unisce sul palco, secondo noi, rende lo spettacolo tematizzato; chi ci vede da lontano pensa “Siamo le Bambole di Pezza”. Ognuna di noi lo declina a modo suo, con la propria personalità. Tutto questo lo amiamo. Recentemente avete duettato con gli storici Punkreas e i Finley, e avete fatto tante collaborazioni anche con artiste emergenti.
C’è un’artista femminile con la quale vorreste duettare e che vi intriga per testi e presenza scenica? Magari un’artista come Gianna Nannini?
Ognuna di noi ha i suoi gusti. Nel caso di Gianna Nannini, è una rocker con la quale ci piacerebbe duettare perché abbiamo grande stima nei suoi confronti. A me piace moltissimo Madame, per il suo stile e la sua espressività. Fare rock in Italia oggi è più difficile.
Come sopravvivono le Bambole in questo mondo, soprattutto nelle radio, sebbene gli ascoltatori siano in prevalenza sulle piattaforme musicali?
Finora, purtroppo, non ci hanno passato in radio perché non abbiamo la cassa dritta. Da una parte, sicuramente si ascolta meno, ma dall’altra c’è il feticcio che essere radiofonici significa abbracciare un target misto di persone. Noi, come Bambole di Pezza, abbiamo dei contenuti da esprimere e ci sentiamo paladine della rappresentazione per le ragazze che ci vengono a vedere sul palco. Perché, vedendo altre artiste performare e cantare, vogliamo farlo anche noi. Troviamo nella rappresentazione un grande valore: siamo cinque donne sul palco e possiamo ispirare tante ragazze con il rock e il rock’n roll. La musica suonata non è solo appannaggio maschile, ma può essere fatta anche da ragazze. È importante offrire loro un ventaglio di possibilità. Tante ragazze ispirate da noi ci hanno detto che hanno iniziato a suonare uno strumento, come la chitarra, il basso o il sintetizzatore. Avere una rappresentazione ti responsabilizza a livello musicale: noi siamo alternative, il nostro sangue è rock e sostanzialmente fatto di generi alternativi. Tuttavia, siamo in Italia, in una nazione difficile che ha la tradizione del bel canto e di una determinata musica, ma ci sono stati esempi di rock fuori dagli schemi, come Vasco Rossi e i Maneskin, che hanno venduto milioni di dischi.
Nel vostro percorso avete scelto di non passare dai talent. È più impegnativo?
Noi, non avendo partecipato ai talent come alcuni gruppi, abbiamo più responsabilità a livello di composizione, testo, musica e sonorità che scegliamo. Con i precedenti dischi, più garage e punk, ascoltare quei generi era più impegnativo, soprattutto durante un concerto. Oggi abbiamo tanti colori arricchiti da personalità musicali, che consentono di avere sfumature, momenti ed emozioni ricercate, con l’intenzione di comunicare messaggi ai giovani. Speriamo che il mondo radiofonico comprenda l’evoluzione del nostro sound, abbracciando un pubblico più ampio e facendo conoscere “Le Bambole di Pezza”, che è il nostro sogno: entrare negli annali della musica italiana!