Abbiategrasso

“Giustizia per nostra madre, morta dopo aver preso il Covid in ospedale”

Due sorelle denunciano il Cantù di Abbiategrasso: “Nostra madre è entrata per riprendersi da un ictus ed è uscita morta. Non vogliamo un risarcimento ma la verità”

“Giustizia per nostra madre, morta dopo aver preso il Covid in ospedale”
Pubblicato:
Aggiornato:

Due sorelle denunciano il Cantù di Abbiategrasso: “Nostra madre è entrata per riprendersi da un ictus ed è uscita morta. Non vogliamo un risarcimento ma la verità” (nella foto: Amanda Ferrario con la madre Amedea Astorri)

“Giustizia per nostra madre, morta dopo aver preso il Covid in ospedale”

«Nostra madre è entrata sana in una struttura di riabilitazione, con tampone negativo e, per cause che vogliamo appurare, ne è uscita morta»: Amanda Ferrario e sua sorella Sabrina hanno avviato un'azione giudiziaria con denuncia alla Procura della Repubblica in merito alla morte della madre Amedea Astorri, 75enne di Busto Arsizio. La quale, questa l'accusa delle due donne, avrebbe contratto il virus all'ospedale di Abbiategrasso durante la riabilitazione da un ictus.

L'ictus, il tampone negativo e il ricovero

L'attacco, spiega Amanda, risale all'11 marzo, con la madre che resta ricoverata per undici giorni all'ospedale di Legnano. Tampone negativo sia all'ingresso che al successivo trasferimento del 22 marzo ad Abbiategrasso, per il proseguo della riabilitazione. Al Cantù le due donne, questo quanto contenuto nella denuncia, si imbattono quasi subito in un'altra paziente del reparto di riabilitazione a colloquio con marito e figlio senza mascherina. I primissimi giorni scorrono positivamente, Amedea è in discrete condizioni ed è impegnata a recuperare dall'ictus.

Il peggioramento delle condizioni della donna

Il 24 marzo la prima di numerose notizie che saranno via via sempre più preoccupanti: il figlio della vicina di letto di Amedea ha contratto il Covid. Vengono così predisposti tamponi sia su Amedea Astorri che sulla compagna di stanza. Nonostante l'ottimismo dispensato dai medici, entrambe risultano positive. E, durante le regolari video-chiamate che Amanda e Sabrina effettuano con la madre, notano in lei sempre più chiari segnali di stanchezza, fatti tuttavia ricondurre dai medici dell'ospedale al decorso post-ictus. Uno svenimento della donna porta però alla decisione di trasferirla a Magenta sabato 3 aprile per un encefalogramma ed una visita neurologica. Il giorno stesso, dal Fornaroli giunge la telefonata che gela il sangue alle due sorelle: i medici del reparto Covid le informano che le condizioni della madre sono gravissime e che la causa è il virus. Da quel momento la situazione precipita e la donna spira all'alba del 12 aprile.

La denuncia e l'esposto all'ordine dei medici

Nel mezzo, le due figlie apprendono da una conversazione con un medico dell'ospedale abbiatense - questo riporta la denuncia - di difficoltà a far rispettare le norme anti Covid nel reparto riabilitazione. E uno dei medici che ha seguito la madre avrebbe inoltre riconosciuto di aver loro inizialmente tenuto nascosta la reale gravità delle condizioni della donna. Oltre alla denuncia in Procura, le due sorelle hanno inviato un esposto all'ordine dei medici, che ha avviato approfondimenti, e fatto richiesta di intervento da parte dei Nas. Sono nel frattempo state contattate dalla compagnia assicurativa dell'ospedale per parlare di un eventuale risarcimento danni. «Una iniziativa che non è partita da noi e che non ci interessa: non vogliamo un euro ma solo la verità», spiega Amanda.

Il mini-focolaio di inizio aprile: sette infermieri contagiati

Come raccontato anche da Settegiorni, aveva fatto molto discutere la notizia che ad inizio aprile sette infermieri del Cantù, per quanto già vaccinati, avessero contratto il Covid, seppur in forma molto blanda. Solo uno di loro operava nel reparto Covid. Un mini-focolaio che sembrava essere stato superato senza grosse conseguenze, la cui origine era tuttavia rimasta un giallo.

La posizione dell'azienda ospedaliera

Questo il commento dell'azienda ospedaliera, affidato a Maurizio Bessi, responsabile della Comunicazione: «Prendiamo atto dell'intenzione di sporgere denuncia. I protocolli di tutta l'azienda riguardo la sicurezza Covid sin dalla prima ondata sono stati applicati, aggiornati e rispettati».

Seguici sui nostri canali