Festival Fotografico Europeo: l'immagine incontra il mondo a Palazzo Leone da Perego

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Festival Fotografico Europeo: l'immagine incontra il mondo a Palazzo Leone da Perego
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La fotocamera è molto più di un apparecchio di registrazione, è un mezzo attraverso il quale i messaggi ci raggiungono da un altro mondo.

(Orson Welles)

Festival Fotografico Europeo

Giunto alla sua ottava edizione, il Festival Fotografico Europeo, ideato e curato dall’Afi-archivio Fotografico Italiano, in collaborazione con il Comune di Legnano, si pone tra le iniziative più rilevanti nel panorama fotografico nazionale ed europeo.

Tanti e interessanti i nomi in cartellone, che cercheranno di confrontarsi e dialogare attraverso le loro opere, specchio del loro modo di intendere e spiegare la realtà.

Alla base del progetto la volontà di creare connessioni e dialogo, tra culture differenti, attraverso il mezzo artistico, che ha il vantaggio di avere un linguaggio comune e potentissimo.

Tra mostre, seminari, proiezioni e presentazioni di libri, sono oltre cinquanta gli eventi previsti dal 17 marzo al 28 aprile 2019, a palazzo Leone da Perego, Legnano.

Di seguito, alcuni degli autori che esporranno le loro fotografie.

 

Confstampa-1
Foto 1 di 3
Confstampa1-1
Foto 2 di 3
Con stagisti impegnati nell'allestimento
Foto 3 di 3

 

Gli Autori

Pepi Merisio

Fotografo del quotidiano, della vita giorno per giorno, del lavoro, della dignità dell’uomo.

Nei suoi ritratti, Merisio, mette al centro il rapporto dell’uomo con la sua terra.

E’ il mondo patriarcale del dopoguerra, caratterizzato da un’innata religiosità e dai forti venti di cambiamento che porteranno alla trasformazione dell’Italia da agricola in industriale.

Nato a Caravaggio nel 1931, già nel 1947 cominciava a muovere i primi passi nel mondo della fotografia, da autodidatta.

Tante le collaborazioni prestigiose, fino a quella con Epoca, per cui pubblicò il suo grande servizio “Una giornata con il Papa” che segnò l’inizio di un proficuo lavoro con paolo VI.

Per tutto l’arco della sua vita continuò a collaborare con riviste nazionali, ma anche estere, spaziando dall’etno-geografia all’arte, con un occhio sempre aperto sulla religione.

Credit Pepi Merisio

 

Vladimir Vasilev

Nato a Stara Zagora, in Bulgaria, riceve una formazione base di fotografia, per poi dedicarsi completamente ad essa nel 1999.

Si trasferisce in Francia nel 2001, per rimanerci e lavorarvi come fotografo indipendente.

Costantemente in debito con il suo passato e la sua terra, Vasilev lascerà traccia della sua Bulgaria nei lavori di tutta la vita.

Credit Vladimir Vasilev

 

Stephanie Gengotti

Nata a Roma, nel 1972, da madre francese e padre italiano.

Stephanie fa della fotografia un potente mezzo terapeutico, un tentativo di portare alla luce gli aspetti irrisolti della coscienza del soggetto fotografato, ma anche del fotografo stesso.

I due generi che preferisce sono il ritratto e il reportage , che le permettono di raggiungere una fusione e di intessere un rapporto privilegiato con le persone che mette davanti all’obiettivo.

Nel suo progetto Circus in love-The magically life of Europe’s Family Circuses, Stephanie racconta le storie di diverse famiglie circensi, che vivono percorrendo il mondo e offrendo la loro arte a chi ancora è capace di scorgerla.

I Brunette Bros sono Danesi, Spagnoli e Italiani, che girano l’Europa con il loro circo, il secondo più piccolo al mondo.

Les Pêcheurs de Rêves. Sono una coppia di clown francesi, che portano in scena una parodia del loro matrimonio

Teatri Mobili-Girovago e Rondella. Prendi un autobus di linea e trasformalo in teatro. Mettici dentro artisti sudamericani, burattinai italiani e ascolta la loro storia d’amore, iniziata 30 anni fa, nei mari della Grecia.

Il Cirque Bidon è un meraviglioso circo francese che François Bidon fondò negli anni ’70. Oggi, come allora, si sposta grazie a carovane trainate da cavalli facendosi testimone di una scelta di vita vera, controcorrente, lenta e profonda.

Credit Stephanie Gengotti

 

Ronald Martinez

Classe ’78, Martinez è un fotografo indipendente e autodidatta. Lavora per la moda e per il cinema. Per oltre vent’anni si dedica al tema della luce e delle sue infinite sfumature, studiando e prendendo ispirazione dall’estetica pittorica italiana e dal luminoso caravaggesco.

Le sue, più che fotografie, sembrano immagini pittoriche, con chiari rimandi ai maestri del Rinascimento, più che fotografare Ronald sembra ridisegnare l’immagine con la luce. Il risultato è un lavoro di innata sensualità e poeticità.

Il fatto di lavorare al buio, con una sola fonte di luce proveniente da sinistra, rende le sue opere uniche, con effetti di chiaroscuro che conferiscono alle stesse una grande peculiarità e non necessitano di interventi di post-produzione.

Credit Ronald Martinez

Gabriele Maria Pagnini

Gabriele Pagnini collabora con alcune delle più importanti riviste a livello internazionale, tra cui Vogue, Harper’s Bazaar, Vanity Fair.

Attraverso i suoi lavori, Pagnini, riesce a comunicare allo spettatore il carattere, l’intima essenza di chi è ritratto.

Sono lavori intimi, che rivelano la grande sensibilità del fotografo e rimandano, attraverso il sapiente utilizzo del buio e della luce, all’inquieta ritrattistica del Cinquecento.

Gabriele si formò alla scuola del reportage, avvicinandosi soltanto successivamente, negli anni ’70, alla ritrattistica, riuscendo subito a emergere in tal campo, grazie alla sua incredibile capacità di far emergere l’imprinting delle persone.

credit Gabriele Maria Pagnini

Qian Jin

Qian Jin è nato nel 1960 a Zheijang, in Cina e vive a Pechino. Ha lavorato come designer , editor di riviste e fotografo commerciale e, nel 2015, si è interessato alla fotografia in bianco e nero, ricavandone la sua cifra stilistica.

Nel suo lavoro, “Dynasty in Stone” il fotografo si interessa alle statue di pietra, in forma umana e animale, che si trovano di fronte al mausoleo dell’imperatore cinese, le “Weng Zhong”.

Metà umane e metà animale, tali opere sono emblemi del potere reale, che ebbe inizio nel periodo della dinastia Qin e Han.

Nella cultura cinese “esistenza e morte” sono centrali; tutte le forme corporee finiranno. La civiltà, la specie, le pietre. Sono tutti elementi destinati all’erosione, l’unico elemento che davvero conta è quello temporale.

Diventa essenziale capire come proteggere queste sculture.

Le immagini di Jin ci parlano di questo, della fragilità dell’esistenza e della storia, che il progresso tende a inglobare nell’oblio del tempo.

Lorz Elli

Si interessa in modo appassionato agli effetti della colonizzazione contemporanea sui popoli.

In particolare, il lavoro che porta al Festival Fotografico Europeo, si interessa al popolo Saharawi, che combatte per il suo diritto all’autodeterminazione.

Il Sahara, infatti, è l’ultimo territorio da decolonizzare nel continente africano. Situato tra Marocco, Mauritania e Algeria, questa ex colonia spagnola è annessa illegalmente al Marocco dal 1975.

Anche se il diritto internazionale ribadisce il diritto dei Sahariani al referendum sull’autodeterminazione, il Marocco rende tutto vano, intensificando, anzi, l’occupazione, militarizzando il deserto , portando avanti una disordinata pianificazione urbanistica e nel contempo un’aggressiva campagna di deculturazione.

Sono le incredibili risorse naturali presenti in questo territorio a renderlo appetibile e a spingere verso un punto di non ritorno la pressione esercitata ai danni del popolo Saharawi.

Elli Lorz si interessa alla questione durante un viaggio post diploma, nel 2012.

In bicicletta da Parigi ad Abidjan, sperimenta i linguaggi più diversi, tra fotografia, video e disegno, tracciando un excursus che parte dalla segnaletica del Sahara e finisce alla simbologia della telefonia mobile in Guinea.

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