POLEMICA

L'opposizione boccia la "riforma" della Tari

A Dairago arriva il "no" secco alle modifiche sulla scia delle soglie minime di esposizione considerate troppo alte e un sistema che penalizzerebbe gli utenti

L'opposizione boccia la "riforma" della Tari
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L’opposizione di Dairago boccia la «riforma» della Tari. Il «no» secco alle modifiche sulla scia delle soglie minime di esposizione considerate troppo alte e un sistema che penalizzerebbe gli utenti. Scelgo Dairago e uniamo sul piede di guerra: «La decisione di emettere due bollette porterà con sé costi aggiuntivi per la collettività»

I motivi della protesta

Soglie minime di esposizione più alte di quanto effettivamente conferito dagli utenti e sistema “unicamente penalizzante”: l’introduzione della tariffa puntuale, annunciata dall’Amministrazione ad aprile, si prende un no secco dalle minoranze.
«Questo sistema – hanno spiegato Scelgo Dairago e UniAmo Dairago al Consiglio Comunale di giovedì scorso – attribuendo il costo in base alla reale produzione di rifiuto secco da parte di ciascun utente, dovrebbe incentivare i cittadini a differenziare meglio, premiare i comportamenti virtuosi attraverso riduzioni o sconti, contribuire a ridurre la quantità pro capite di rifiuto indifferenziato, come richiesto dall’Unione Europea, e portare, nel tempo, anche a una riduzione dei costi di smaltimento per il Comune".

"A Dairago previsto il conteggio delle esposizioni della mastella da 40 litri per l'indifferenziato"

"A Dairago è previsto il conteggio delle esposizioni della mastella da 40 litri per l’indifferenziato, assegnando a ciascuna utenza un numero massimo “soglia” di svuotamenti all’anno, calcolato sulla base della fascia familiare (da UD1 a UD6 e oltre) - hanno proseguito dalla lista di minoranza -. Fino alla soglia, ogni svuotamento ha un costo fisso di 1,4534 euro. Oltre la soglia, il costo sale a 1,7441 euro, con un incremento del 20 per cento. Ma questa componente incide solo per il 14,3 per cento della tariffa totale, il che la rende residuale e con scarsa capacità di influenzare realmente i comportamenti. Sebbene si sia investito nel 2018 nelle mastelle con microchip e nell’infrastruttura, il sistema entra in vigore solo nel 2024, e senza alcuna comunicazione preventiva ai cittadini, i quali scopriranno solo a luglio 2025 che dovranno pagare per le esposizioni effettuate durante l’intero 2024, sulla base di una tariffa costruita su dati parziali e incompleti. Abbiamo infatti appreso solo da una nota a margine, da noi richiesta, che circa 700 utenze (su 2.736 totali) non hanno esposto alcuna mastella l’anno scorso. Nonostante ciò, la tariffa è stata formulata come se quei dati fossero completi e affidabili e quei 700 utenti pagheranno comunque la tariffa minima, mentre gli altri, quelli che hanno conferito correttamente, pagheranno per intero, con eventuale extra-soglia. Inoltre, proprio a causa di questa confusione, si è deciso di emettere due bollette: una a luglio e una a ottobre, per dare tempo all’ente di effettuare verifiche e ai cittadini di segnalare errori. Il tutto con un costo aggiuntivo di 7mila euro, a carico della collettività. Anche il percorso istituzionale con cui si è arrivati alla votazione di questa delibera è estremamente discutibile: la Commissione è stata convocata solo lunedì sera e avevamo tempo fino alle 18.30 del martedì per analizzare la documentazione e proporre emendamenti, termine poi posticipato di un giorno quando la maggioranza si è resa conto di aver eluso il diritto di informazione delle opposizioni. In questo modo si è evitato ancora una volta il confronto per mostrare ai cittadini solo una democrazia di facciata». 

La replica: "Messaggi semplicistici"

Non si è fatta attendere la replica della maggioranza:

«Il messaggio delle minoranze è semplicistico, demagogico e fallace – ha replicato Civica Dairago – Per legge le entrate derivanti dai ritiri pre-assegnati devono coprire i costi di raccolta e smaltimento dei rifiuti indifferenziati. Pertanto, fissando un numero di conferimenti più basso, il costo a carico delle famiglie aumenterebbe perché il costo complessivo del servizio da coprire non cambia. La scelta, per questo primo anno di applicazione, di definire il numero di conferimenti pre-assegnati con un sistema misto, garantendo qualche conferimento in più, è una scelta di buon senso che permetterà, specie a chi non differenzia abbastanza, di adattarsi ad un nuovo limite e tutti gli anni potranno essere ridefiniti il numero di svuotamenti pre-assegnati. Perché allora adottare la tariffa puntuale? Perché spinge le persone, specie chi non lo fa ancora, a differenziare meglio e ridurre i rifiuti indifferenziati, cosa che comporta minori costi di raccolta e smaltimento e una bolletta più leggera (almeno nella parte che riguarda tali rifiuti), e perché chi differenzia male dovrà sostenere dei costi in più e tali ulteriori entrate verranno utilizzate per ridurre il costo della TARI dell’anno successivo (sulla tassa rifiuti il Comune non ha, per legge, nessun guadagno)".

"L'unico aumento certo che ci sarà sulla Tari sarà quello dei 6 euro introdotti dal governo per finanziare l'erogazione del bonus sociale Tari per i nuclei più fragili"

L’unico aumento certo che ci sarà sulla TARI sono i 6 euro che il governo ha introdotto per finanziare l’erogazione del bonus sociale TARI per le utenze domestiche in condizioni di disagio economico (con ISEE fino a 9.530 euro, tetto elevato a 20mila euro se si hanno almeno quattro figli a carico). Questo costo verrà addebitato a tutte le utenze, compreso chi beneficerà del bonus, ma su tutto questo le minoranze tacciono. Del resto, hanno sempre osteggiato questo cambiamento, sostenendo che i soldi per la mastella sono stati “buttati via”, quando se avessimo ancora il sacco nero, la quantità di indifferenziato da smaltire sarebbe molto più alta e il suo costo ricadrebbe interamente sulla TARI e sulle utenze».