Faccia a faccia con Alberto Amodeo il “re” delle Paralimpiadi di Parigi
Il nuotatore si è raccontato senza filtri al Roatry Abbazia

«Parigi per me? È stato un sogno. È andato tutto nel migliore dei modi: due ori e un bronzo e tutto il contesto hanno reso l’esperienza indimenticabile e dal punto di vista sportivo assolutamente superiore alle più rosee aspettative».
A dirlo è Alberto Amodeo, 24 anni, il campione paralimpico di Abbiategrasso che, dopo il trionfo di Parigi, la scorsa settimana è stato ospite del Rotary Club Morimondo Abbazia. Il giovane campione di nuoto, che al proprio attivo già aveva uno splendido argento a Tokyo, con ben due ori e un bronzo si è guadagnato il titolo di «Re di Parigi», ed è come tale che il Morimondo l’ha invitato a raccontare la sua avventura, le grandi emozioni che ha provato e i nuovi traguardi che si propone. Alberto si è messo a nudo davanti a uno stuolo di rotariani e non, accorsi per ascoltarne la storia e per complimentarsi di persona per l’impresa sportiva di Parigi, l’estate scorsa.
In Francia è andato tutto bene
«A Tokyo è stato tutto un inseguire il bersaglio e la preparazione stessa era stata molto dura e complicata - ha detto il campione - A Parigi invece è stato tutto perfetto. Ci sono arrivato con una preparazione che non avevo mai avuto prima e trovarmi di fronte a 17mila persone è stato strabiliante. La paura di bloccarsi era tanta, ma in realtà è stata più faticosa l’attesa di scendere in acqua che gareggiare. Nei 400 c’era il ritorno in gara del mio avversario russo che ai mondiali non aveva partecipato perché squalificato per la guerra, più altri avversari importanti che rendevano il risultato molto incerto. Per fortuna io in recupero rendo di più e così è arrivato il primo oro».
Un Alberto Amodeo, quello che per due ore ha intrattenuto i presenti, molto più consapevole di sé e del proprio valore rispetto a come nello stesso contesto era apparso un anno fa, alla vigilia di Parigi. Vincere i pregiudizi tramite lo sport è la grande impresa che Alberto Amodeo è riuscito innanzitutto a compiere.
Orgoglio indiscusso del nuoto paralimpico tricolore, abita ad Abbiategrasso. Nato a Magenta il 7 dicembre del 2000, a 12 anni ha perso la gamba destra in un incidente. Per alcuni anni ha giocato a pallanuoto, finché nel 2017 ha scoperto il nuoto Paralimpico. A febbraio del 2024 è entrato a far parte del Gruppo Sportivo Militare Fiamme Gialle. E come tale ha gareggiato l’anno scorso, prima agli Europei di nuoto Paralimpico di Funchal, poi alle Paralimpiadi di Parigi.
Tenacia, forza e volontà
E qui è riuscito a superare sé stesso, guadagnandosi in vasca non uno, bensì due ori olimpici, oltre al bronzo. Un risultato strabiliante, fatto di tenacia e di forza di volontà.
«Non sempre si gareggia con persone che hanno la tua stessa disabilità - ha spiegato Alberto - Ci sono varie classi di disabilità, in una classifica stilata in base a diversi parametri. Ci sono migliaia di condizioni diverse. Una visita medica specialistica stabilisce i range di punteggio e in base a ciò vieni attribuito ad una classe piuttosto che ad un’altra. In tal senso il doping dello sport paralimpico esiste e consiste proprio nel fare i furbetti per rientrare in una classe inferiore rispetto alle proprie reali capacità di performance, che ti permette cioè di essere avvantaggiato rispetto agli altri in rapporto al tuo reale potenziale di gara. Per fortuna adesso i controlli si sono fatti più stringenti, c’è più attenzione e questo garantisce a tutti di gareggiare ad armi pari, al di là della specifica disabilità individuale».