Impegno

Il "no" alle mafie arriva anche dagli studenti: è nato il presidio scolastico di Libera

Inaugurato all'Istituto Barbara Melzi di Legnano, è intitolato a Marcella Di Levrano ed è il primo in tutta la provincia di Milano.

Il "no" alle mafie arriva anche dagli studenti: è nato il presidio scolastico di Libera
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È nato ufficialmente a Legnano un nuovo presidio di Libera: ha sede all'interno dell'Istituto Barbara Melzi.

A Legnano il primo presidio scolastico di Libera dell'hinterland milanese

"Marcella è stata cacciata dalla scuola, ma noi la faremo rientrare". Ieri, venerdì 17 gennaio, campeggiava questa scritta sul palco del teatro dell'istituto canossiano dov'è stato inaugurato ufficialmente il primo presidio scolastico dell'associazione in provincia di Milano. Marcella è Marcella Di Levrano, una giovane donna vittima innocente di mafia assassinata dalla Sacra Corona Unita nel 1990 all’età di 26 anni. Il nuovo presidio è intitolato a lei.

Il compimento di un percorso nato dall'incontro con Marisa Fiorani

La storia di Marcella, raccontata dalla madre Marisa Fiorani, ha profondamente toccato gli studenti e le studentesse delle scuole secondarie di secondo grado del Barbara Melzi spingendoli a chiedersi come potersi impegnare concretamente nella lotta alla mafia: da questo incontro è nato il percorso arrivato a compimento ieri.  Insieme ai ragazzi e alle ragazze del neonato presidio, alla cerimonia di inaugurazione sono intervenuti il sindaco di Legnano Lorenzo Radice, la presidente nazionale di Libera Francesca Rispoli, la senatrice Vincenza Rando, il referente di Libera Milano Pietro Basile e la mamma di Marcella.

La storia di Marcella Di Levrano, cui è stato intitolato il presidio

Fiorani ha ripercorso ancora una volta la tragica vicenda di sua figlia. Marcella Di Levrano, seconda di tre figlie, è nata nel 1964 a Mesagne, in provincia di Brindisi. Nel 1968 sua mamma Marisa sceglie di abbandonare il marito violento e di trasferirsi con le sue tre bambine a Torchiarolo, facendo di tutto per garantire loro un futuro sereno e felice. Alle scuole medie Marcella è la prima della classe, poi sceglie di frequentare l’istituto magistrale a Brindisi, proprio negli anni in cui la città diventa una piazza importante di spaccio di droga e criminalità organizzata. In seconda superiore, una sera non fa ritorno a casa. La ritroveranno due giorni dopo, drogata. Pochi giorni dopo verrà espulsa da scuola. Iniziano così per lei gli anni terribili della dipendenza: per procurarsi le dosi comincia a frequentare personaggi pericolosi legati alla Sacra Corona Unita, dai quali riesce ad allontanarsi momentaneamente solo quando scopre di essere incinta, per amore della bambina. È un momento di rinascita: Marcella cerca di costruire un futuro migliore per sé e per la sua piccola, ma un pensiero la turba. Non vuole che sua figlia, come lei, cresca senza un padre. Perciò lo va a cercare, ma l'uomo rifiuta con crudeltà e disprezzo lei e la piccola. Marcella rientra nella spirale della dipendenza e dalle droghe cosiddette leggere passa all'eroina. La ricaduta le costa l'affidamento della bambina. È un dolore fortissimo, che però serve a scuoterla: decide di riprendere in mano la propria vita, per poter salvare se stessa e dare dignità alla figlia. Il 24 giugno 1987, senza dire nulla alla madre, va alla Questura di Lecce e fare nomi e cognomi dei boss che gestiscono il traffico di eroina nelle piazze di Brindisi. Chiede di mantenere l’anonimato, ma la sua testimonianza viene registrata e trascritta. Sulla base di quelle trascrizioni viene istituito il Maxiprocesso iniziato nel novembre 1990, del quale Marcella avrebbe dovuto essere una testimone chiave. Ma l’8 marzo di quell’anno Marcella, allora 26enne, non torna a casa. Il suo corpo viene ritrovato il 5 aprile in un bosco tra Mesagne e Brindisi: Marcella era diventata una testimone scomoda ed era stata uccisa a colpi di pietra.  Il suo volto è sfigurato, irriconoscibile: secondo il "codice d'onore" della Sacra Corona Unita, quella è la morte riservata ai traditori. Solo nel luglio 2022, dopo una lunga battaglia della madre e della senatrice Rando (membro dell'ufficio di presidenza di Libera), il riconoscimento del sacrificio di Marcella arriva anche dallo Stato, che con decreto ministeriale la dichiara "vittima innocente di mafia".

"Noi non siamo cittadini di domani ma siamo già cittadini di oggi"

Gli studenti e le studentesse hanno spiegato:

"Partecipare a iniziative contro la mafia è importante ma non ci bastava. Siamo convinti che il nostro ruolo sia cruciale perché noi non siamo cittadini di domani ma siamo già cittadini di oggi. Vogliamo essere parte attiva del contrasto alle mafie. Diciamo grazie a Marisa che ha trasformato il proprio dolore in impegno. Ascoltarla ci ha insegnato il valore più profondo della parola resistenza, è stata lei a spronarci a fare di più. Oggi su questo palco abbiamo allestito un banco vuoto sul quale Marisa ha posato i diari scolastici della figlia e una lavagna sulla quale abbiamo scritto "Marcella è stata cacciata dalla scuola, ma noi la faremo rientrare": è un gesto simbolico ma molto potente, con cui noi vogliamo riportare Marcella tra i banchi di scuola. Continuerà a vivere attraverso il nostro impegno e la nostra memoria. In suo nome organizzeremo incontri, workshop e momenti di riflessione e il 21 marzo saremo a Trapani per la grande manifestazione nazionale in occasione della Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie".

"Legnano e l'Altomilanese hanno bisogno di giovani che siano semi"

Così il sindaco Radice:

"Il mio auspicio è che quello di oggi non sia un punto di arrivo ma un punto di partenza. Voi oggi state dicendo alla comunità che avete deciso di mettervi in gioco: è qualcosa di bellissimo e di nobile. Come sindaco e come città di Legnano non possiamo fare altro che ringraziarvi e sostenervi in questo percorso, e dirvi che le nostre porte sono e saranno aperte per sostenervi in questo percorso, perché Legnano e l'Altomilanese hanno bisogno di giovani che siano semi capaci di far crescere questa cultura della legalità per dimostrare una volta di più che noi siamo molti di più di loro e siamo più forti di loro. Dobbiamo solo avere la forza di non farci trovare divisi, di stare uniti e di lavorare insieme. Oggi voi ci date, anche solo con questo colpo d'occhio (il riferimento è alla platea del teatro gremita di studenti in un silenzio attento e partecipe, ndr), la dimostrazione che lo possiamo fare come città, come comunità. Noi adulti abbiamo bisogno di voi giovani, voi giovani avete bisogno di noi: camminiamo insieme perché così ce la faremo a vincere questa battaglia".

 

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