Lieto evento al Parco del Ticino: è nata una cucciolata di lupi
Il direttore del parco De Paola: «Prematuro parlare di nucleo stabile, Certo è che le aree conservate hanno contribuito al ritorno dell’animale»
È di pochi giorni fa la notizia che i guardiaparco hanno rilevato la presenza della prima cucciolata di lupi nata nel territorio dell’area protetta. Si tratta, come spiegano dall’Ente, di un segno tangibile dell’intenso lavoro condotto dal Parco nel corso degli ultimi cinquant'anni per contribuire alla conservazione della natura.
Nati i primi lupi nel Parco del Ticino
Ad annunciare lo storico avvenimento è stato il direttore del Parco del Ticino, Claudio De Paola, al termine del convegno che si è svolto nella giornata di venerdì 6 settembre al Centro Parco La Fagiana di Magenta dedicato proprio ai guardiaparco e alla vigilanza nelle aree protette; evento realizzato anch’esso nell’ambito del cinquantesimo anniversario del Parco del Ticino come i tanti che si sono tenuti nel 2024..
«In collaborazione con l’Università di Milano-Bicocca, l’Università di Pavia e l’Ente di Gestione delle Aree Protette del Ticino e del Lago Maggiore, l’attività di monitoraggio del lupo si svolgeva da tempo nel Parco. Tuttavia, solo ora c’è stata la conferma ufficiale del primo evento di riproduzione. I boschi del Ticino rappresentino «un corridoio ecologico di particolare importanza per la fauna e da alcuni anni il nostro territorio è stato scelto dal lupo come via di transito fra gli Appennini e le Alpi».
Caratteristiche che hanno per l’appunto permesso a questa coppia di lupi di dare alla luce i loro piccoli. Per De Paola tuttavia è ancora prematuro parlare di un nucleo stabile:
«Ma di certo la presenza di prede selvatiche e di aree con ambienti boschivi ben conservati e poco disturbati ha contribuito favorevolmente a questo ritorno. Il lupo trova nel territorio del Parco abbondanza di cinghiali e caprioli, nonché di nutrie, che sembra apprezzare, diventando così il più importante regolatore degli equilibri numerici di molte specie».
Nessun pericolo per gli allevatori
La presenza dell’animale nelle nostre zone non deve tuttavia impensierire gli allevatori, specie quelli di animali che in caso di necessità diventano prede naturali del lupo, come le pecore:
«È ben noto, da numerosi studi condotti in Italia e in Europa, che il lupo riduce significativamente la predazione di animali d’allevamento quando gli ungulati selvatici sono abbondanti e accessibili come fonte trofica».
In tale frangente diventa dunque fondamentale l’abbondanza e diversità della comunità di ungulati presente nel Parco.
«Inoltre, l’area del Ticino è interessata dal transito di ovini transumanti solo per brevi periodi dell’anno, diversamente dagli altipiani dell’Appennino e delle Alpi dove il pascolo brado in alta quota è una tradizione secolare. Tutti questi aspetti rappresentano una solida base per una coesistenza reale e duratura con questo fondamentale predatore».
«Ora spetta a noi preservare una così preziosa presenza».
E in questo senso la segnalazione della prima cucciolata nata all’interno del territorio del Parco non può che rientrare nel trend generale di ripresa demografica e geografica del lupo in Italia, che da oltre cinquant'anni prosegue dopo che la sottospecie era arrivata sull’orlo dell’estinzione agli inizi degli anni ‘70.
Risale infatti solo al 1971 il primo divieto di caccia al lupo su tutto il territorio nazionale, emanato dal ministero dell’Agricoltura e delle Foreste. Da qui partì la lenta diffusione del lupo nel nostro Paese, con l’ultimo report dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale che nel 2021 attestava la sua presenza in Italia in 3.307 unità circa. De Paola ha poi concluso affermando:
«Ora spetta a tutti noi preservare una così preziosa presenza, cercando di fornire una buona coesistenza con la specie in un’area altamente frequentata dall’uomo».