LA SVOLTA

Adozione aperta: Parabiago indica la via che migliora la legge

Una recente sentenza della Consulta ha rimandato al giudice la scelta di valutare caso per caso, modulandola in relazione al maggior beneficio per il minore e dando facoltà a quest'ultimo di mantenere legami con la famiglia d'origine

Adozione aperta: Parabiago indica la via che migliora la legge
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Parabiago ‘caso pilota’ che apre la strada per il miglioramento della legge sul diritto dei minori alla famiglia: una sentenza della Corte costituzionale stabilisce la conformità a Costituzione dell’adozione aperta.

Un miglioramento per la legge sulle adozioni

La legge che regola le adozioni di minori in stato di abbandono (la legge n. 184 del lontano 1983) fino ad oggi sembrava che implicasse sempre e in tutti i casi la completa interruzione non solo dei rapporti giuridici, ma anche delle relazioni personali e affettive tra i bambini adottati e tutti i componenti della loro famiglia di origine. Recentemente, invece, una sentenza della Corte costituzionale (la sentenza n. 183 del 2023) ha stabilito che sia contrario a Costituzione prevedere sempre e a priori l’interruzione di ogni rapporto con la famiglia di origine per un minore adottato, e ha riconosciuto la possibilità per i giudici (valutata accuratamente la situazione del minore) di poter prevedere il mantenimento delle relazioni con uno o con alcuni membri della famiglia di origine, individuati dal giudice stesso.

La svolta a Parabiago: il caso del sindaco Cucchi che fa scuola

La spinta a questo cambiamento importante sia a livello giuridico, che culturale e sociale, è arrivata dalla Città di Parabiago, nello specifico dalla caparbietà del sindaco Raffaele Cucchi che, tutore di minori dichiarati dai giudici minorili in stato di abbandono, si è battuto affinché i bambini non perdessero il contatto con nonni e zii con i quali avevano mantenuto relazioni significative.

Non è il caso in sé a dover interessare, quanto la spinta e il ruolo che un Sindaco e un Ente pubblico possono dare nello stimolare riflessioni a livello giuridico e contribuire a cambiare quelle leggi che non risultano più adeguate, dopo 40 anni, alla realtà dei tempi del giorno d’oggi e che risultano lontane dai bisogni reali e sociali di chi le subisce.

I precedenti

Già la Corte d’Appello di Milano aveva disposto per questi minori ‘caso pilota’ di Parabiago un affidamento ‘aperto’, ovvero aveva disposto che, tramite i servizi sociali, fossero mantenuti i loro rapporti con alcuni dei familiari della famiglia di origine anche dopo essere stati affidati alla nuova famiglia che si era dimostrata disponibile e idonea ad adottarli.

Tuttavia, secondo un’interpretazione più restrittiva della legge, una volta adottati avrebbero dovuto interrompere definitivamente questi rapporti familiari.

La sentenza della Consulta

La sentenza n.183 della 2023 della Corte costituzionale, invece, dando alla legge un’interpretazione diversa e conforme alla Costituzione, ha introdotto un cambiamento epocale perché ha rimandato al giudice la scelta di disporre un’adozione ‘aperta’ a seconda dei casi, modulandola in relazione al maggior beneficio per il minore.

Si è arrivati fino alla Corte costituzionale grazie a un’ordinanza della Corte di Cassazione che ha ritenuto importante avviare una riflessione giuridica a partire proprio dal caso della Città di Parabiago su spinta dell’Amministrazione comunale.

"Io, tutore di minori credo sono contrario alla perdita dei rapporti affettivi con le famiglie di origine"

«Partendo dalla situazione dei minori di cui sono tutore - ha dichiarato il sindaco Raffaele Cucchi- ci siamo interrogati molto sul perché questi bambini dovessero perdere i sani e valoriali rapporti affettivi che avevano con alcuni dei parenti della famiglia di origine. Era evidente la sofferenza che sarebbe derivata anche da questa perdita per questi bambini che già avevano perso quasi tutto. Ci siamo, quindi, chiesti cosa avremmo potuto fare come ente pubblico e ci siamo mossi rivolgendoci al Tribunale per i minorenni sottoponendo le nostre osservazioni in merito a questo».

La spinta di Lamarque

Non è stato semplice, ma siamo stati determinati nel perseguire le strade istituzionali che hanno voluto dire l’investimento di risorse economiche, nonché tempo per studiare i documenti e il caso, che abbiamo infine affidato, quando è arrivato alla Corte costituzionale, a un legale esperto di questioni di costituzionalità, la professoressa Elisabetta Lamarque.

«Dal confronto con la professoressa  Lamarque –prosegue Cucchi- è emersa l’importanza che i minori, tramite il Sindaco loro tutore, si costituissero nel procedimento davanti alla Corte costituzionale allo scopo di portare all’interno di Palazzo della Consulta, a Roma, la conoscenza delle circostanze del difficile caso concreto da cui nasceva il dubbio di costituzionalità. Eravamo infatti convinti (e poi la Corte costituzionale ci ha dato ragione) che la valutazione in astratto di quello che può essere il bene per la maggior parte dei minori dati in adozione, e cioè l’interruzione di ogni relazione con una famiglia di origine dannosa per il loro sviluppo, fosse cosa ben diversa dalla valutazione della singolarità dei casi della vita, nei quali il migliore interesse dei minore potrebbe essere realizzato, al contrario, solo mantenendo quelle relazioni, necessarie al suo equilibrato sviluppo».

Un nuovo paradigma

La sentenza della Corte costituzionale introduce un ragionamento nuovo, molto equilibrato, affermando che, questa idea che tutte le relazioni personali affettive debbano essere interrotte nel momento in cui il minore entra nella sua nuova, consecutiva, famiglia adottiva, è un’idea che può avere delle eccezioni. I giudici minorili, infatti, devono valutare caso per caso perché (riporta la sentenza) le soluzioni rigide che vanno bene per tutti e le presunzioni assolute non sono aderenti alla complessità del reale.

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