MISSIONE UMANITARIA

In bici fino alle Filippine per beneficenza: "Ora non ho più paure"

Il parabiaghese Alessio Chiodero, insieme a Carla, ha attraversato il globo, macinando quasi 14mila chilometri nell’arco di circa 400 giorni

In bici fino alle Filippine per beneficenza: "Ora non ho più paure"
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Alessio Chiodero, insieme alla sua Carla, è tornato a casa. Il cittadino di Parabiago, reduce da un viaggio solidale, vissuto in sella alla sua bicicletta e che lo ha visto attraversare il globo - da Ovest verso Est - macinando quasi 14mila chilometri nell’arco di circa 400 giorni, ha fatto rientro in patria.

Il ritorno a casa dopo una sfilza di Paesi visitati

E’ lui stesso a raccontarci le mete toccate nell’ultimo anno e mezzo:
«Istanbul, 7 settembre 2023. Si torna a casa (in aereo) dopo 394 giorni dalla partenza da Parabiago, 13700 chilometri percorsi in bici attraverso 18 paesi. (Italia, Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Montenegro, nord Macedonia, Albania, Grecia, Turchia, Georgia, Armenia, Emirati Arabi Uniti, Oman, India, Nepal, Filippine, Mongolia). La Mongolia è stata la ciliegina sulla torta, un regalo che ci siamo fatti per concludere il viaggio. I paesaggi sono incredibili, l’aria leggera e ti riempie i polmoni, il bianco delle nuvole contrasta con l’azzurro intenso del cielo. Abbiamo viaggiato in tre diverse zone di questo immenso paese. Gli Altai, con montagne rocciose povere di vegetazione alternate a vallate scavate. Il deserto del Gobi, che ci immaginavamo secchissimo e povero di flora e fauna. Non è così: in queste settimane ha piovuto quasi ogni giorno e abbiamo scoperto che è ricchissimo di biodiversità, animale e vegetale».

Lo spaccato in Mongolia

Tra tutti i paesi che ho attraversato, dice, «la Mongolia rimane quello che più mi ha messo alla prova fisicamente, nonostante i pochi chilometri al giorno. Chi decide di percorrerla in lungo e in largo, si espone eventi atmosferici, quali, pioggia, vento, freddo, caldo, tempeste improvvise e i ripari sono rari. La cosa più sorprendente è che i mongoli generalmente non bevono acqua pura: aggiungono del latte o fanno il te. Quasi un anno fa arrivavo in questa città dopo aver percorso 3000 chilometri attraversando i Balcani. Le sensazioni erano opposte rispetto a ora. Mi sembrava di essere lontanissimo da casa, di aver già vissuto tantissime esperienze; non sapevo cosa mi avrebbe aspettato, che strada avrei percorso e sinceramente ero un po’ preoccupato di ciò che non conoscevo. Un anno fa vedevo la città come la «porta sull’Oriente», i miei occhi cadevano su prodotti e oggetti tipici della cultura dell’Asia centrale e della penisola araba: frutta secca, datteri, tappeti, mercati coloratissimi ricchi di spezie, profumi, strade affollate di bancarelle dove puoi trovare ogni cosa (l’Amazon offline), donne coperte con burqa o hijab. La mia immaginazione volava lontano, ma ero insicuro sul risultato del mio viaggio. Mi ripetevo: un passo alla volta, una città dopo l’altra. Puntavo alla Cappadocia non al prossimo stato».

"Istanbul, una porta sull'Occidente"

Adesso, continua Chiodero,  «Istanbul la vedo come “porta sull’Occidente”. Rivedo il cibo mediterraneo, frutta e verdura che mi è mancata moltissimo in Mongolia, fichi e pesche che mancavano nelle Filippine, la flora che tanto conosco come tigli, alloro, oleandri, lagestroemia, i profumi di lavanda e rosmarino, i lineamenti delle persone e i vestiti simili ai nostri». E il risultato di questo mix di esperiene, analizza l’autore del viaggio, è «il non avere più lo stesso timore di lanciarmi di nuovo in un’avventura simile, di scoprire nuovi paesi dei quali non conosco nulla. Non ho più paura che la bici mi lasci a piedi, di affrontare una lunga e ripida salita, di non trovare un posto dove dormire la sera o il modo di comunicare con persone che non parlano la mi».

Gli aiuti ai bambini vittime di traumi

Una volta giunto nelle Filippine, Alessio, insieme alla sua Carla, hanno conosciuto da vicino realtà dove sono presenti bambine che hanno subito gravi traumi. Per fortuna ci sono associazioni come Isla Ng Bata Onlus, che affrontano questi problemi, dando loro gli strumenti per essere autonome». Chi vuole conoscere meglio quest’ultima, è l’appello lanciato infine dalla coppia, può «contribuire al progetto» consultando i loro social (https://linktr.ee/islangbataonlus).
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