Rho ricorda i suoi Internati militari italiani
Presentato un opuscolo con molti dati e i nomi degli Imi rhodensi
Presentato davanti a circa 150 persone a Rho il volume dedicato agli Imi rhodensi, gli internati militari italiani che decisero di non aderire alla Repubblica sociale italiana.
Rho ricorda i suoi Internati militari italiani
Sulle note de “La storia”, di Francesco De Gregori, si è ricordata la sera di venerdì 8 settembre 2023, a ottant’anni esatti dall’armistizio che disperse l’esercito italiano e costrinse i suoi appartenenti a scegliere tra l’adesione alla Repubblica Sociale Italiana o l’opposizione al regime nazifascista, la tragica esperienza degli internati militari italiani di Rho.
Sono ben 41 le storie ricostruite da Mario Anzani e Alfonso Airaghi, presidente e consigliere della sezione Anpi di Rho, in un opuscolo redatto e pubblicato insieme con il Comune di Rho. Storie rievocate venerdì sera attraverso racconti, immagini, testimonianze dirette.
Al Tourist Infopoint, affollato da circa 150 cittadini, tra cui molti familiari delle persone protagoniste dell’opuscolo, si è recuperata una pagina di storia rhodense finora non scritta.
Paola Pessina, moderando la serata, ha ricordato che, come canta De Gregori, "La storia siamo noi, nessuno si senta escluso". E la storia “la fa ciascuno con le sue scelte”. Pessina ha esortato figli e nipoti degli Imi a raccogliere documenti, immagini e racconti per allestire una mostra la prossima primavera.
Le storie dei sopravvissuti
Carmen Meloni, di Aned, ha illustrato il sistema concentrazionario nazista e fascista, studiato a tavolino perché “nessuno dovesse sopravvivere”. Meloni ha illustrato il funzionamento dei lager, alcuni dei quali pensati per l’eliminazione diretta di quanti venivano lì trasferiti. “Sono stati creati 1700 fra campi e sottocampi – ha ricordato – Sei quelli di sterminio, dotati di forni crematori. In altre sedi gli internati erano sfruttati come forza lavoro, per arricchire le fabbriche del Reich. Si contano dall’Italia 200 trasporti, il primo il 16 settembre 1943, l’ultimo il 22 marzo 1945, quando Auschwitz era già stato liberato. Una pura follia, che continuava mentre gli Alleati avanzavano”.
Riguardo a come vivessero la prigionia anche i militari, hanno commosso i presenti le parole del rhodense Dante Restelli, raccolte nel suo diario concesso ad Anpi dalla figlia Maria Grazia e lette dall'attrice Florencia Seebacher, che collabora con Il Teatro dell’Armadillo. “Sono stanco, ho i piedi distrutti, mancano tre chilometri per tornare alla baracca”, il racconto di una giornata di lavoro, associato poi a quello del Natale 1943 per festeggiare il quale ciascuno nel campo donò piccole cose, per non dimenticare una festa per tutti importante, carica di pensieri verso le famiglie riunite a casa. Toccanti nel loro crudo realismo anche le parole del taccuino di Giordano Aliprandi, i cui familiari hanno voluto essere presenti in forze l’altra sera, a partire dalla figlia Rosella.
Mario Anzani, presidente di ANPI, ha presentato la situazione storica spiegando come gli Internati militari abbiano "vissuto una resistenza parallela senza armi":
“Nei campi di internamento vennero rinchiusi circa 800mila militari italiani, pochi scelsero di collaborare con i nazisti, la stragrande maggioranza non volle diventare complice del nazifascismo. Anche i nostri 41 concittadini resistettero e per questo meritano gratitudine e plauso. Quei militari hanno compiuto una netta scelta antifascista, sono artefici di una resistenza senza armi, importante come quella combattuta nelle città e sulle colline. Per questo concordo con la proposta del Sindaco di dedicare il 25 aprile 2024 al ricordo degli internati militari italiani, che hanno contribuito al riscatto dell’Italia dall’umiliazione che le era stata inflitta, ridandole dignità perpetua. Uno sprone per opporci anche oggi allo stravolgimento degli assetti costituzionali, per denunciare il razzismo di ritorno e quanti invitano all’odio, per dire no al revisionismo storico e a ogni scelta autoritaria e guerrafondaia”.
Alfonso Airaghi ha illustrato i metodi della sua ricerca sugli Imi rhodensi, chiedendo ancora ai loro discendenti di fornire immagini, cartoline, lettere o i loro stessi ricordi dei racconti ascoltati in famiglia.
A trarre le conclusioni, il Sindaco Andrea Orlandi, che ha dato appuntamento al 25 aprile 2024 per un ricordo dei 41 Imi rhodensi finora noti e ringraziato le famiglie presenti in sala.
“Essere qui così in tanti per questo momento è significativo e ringrazio anche le forze dell’ordine presenti – ha concluso il Sindaco Andrea Orlandi – Oggi si è scritto un pezzo in più nella storia della città, ancora non ricostruito. Ci sono voluti ottant’anni per questo lavoro di scavo e ricerca e ora i tempi sono maturi. Abbiamo letto i fatti della storia tradotti nella realtà di queste 41 persone. Il sogno di quanti si sono ribellati era che noi ci ricordassimo di loro, che il mondo che volevano costruire fosse diverso da quello che vedevano con i loro occhi. Hanno messo in gioco la loro vita per cambiare le cose, mentre avevano solo 20-30 anni. Quel sogno non deve spegnersi. Va tenuto vivo nella nostra città e nel nostro Paese, insieme alla bella testimonianza di chi ha saputo dire dei no quando i propri valori venivano minacciati. Con noi c’è anche una bimba di 11 anni: possa con i suoi compagni e amici portare avanti i valori di una scelta antifascista compiuta da 600mila italiani”.
L'opuscolo realizzato da Anpi e Comune di Rho è disponibile alla sede ANPI Rho, in via Italia 15. Potrà essere integrato con nuove informazioni grazie al contributo di altri rhodensi.