Magenta piange Tino Garavaglia
L'assicuratore era conosciutissimo in città per via del suo impegno nella Pro Loco e nel Rotary, oggi mercoledì 18 gennaio l'ultimo saluto

Tutta Magenta in lacrime per Tino Garavaglia, il noto assicuratore scomparso nei giorni scorsi è stato salutato oggi, mercoledì 18 gennaio, nella basilica di San Martino, dove si sono svolti i funerali.
Magenta piange Tino Garavaglia
Storico titolare dell’agenzia di assicurazioni Helvetia di via Turati, l’84enne, spirato in seguito a complicanze insorte dopo un intervento di routine presso l’ospedale di Legnano, era molto conosciuto in città, sia per la sua attività di assicuratore, sia perché membro del Rotary dal 1974, associazione dove ha ricoperto per anni l’incarico di tesoriere e anche per il suo impegno nella Pro Loco, che aveva sostenuto come sponsor principale del calendario e di cui era socio onorario.
Il ricordo della famiglia
Nato a Magenta, dopo la perdita a 13 anni del padre, già titolare di un’agenzia assicurativa, ha dovuto iniziare a lavorare giovanissimo per continuare l’attività del padre. Come ricorda la moglie Carmen Deambrogio: «Il lavoro era la sua vera passione, seguiva i clienti con professionalità ed empatia e loro lo ricambiavano, aveva un carattere aperto e generoso e amava profondamente la sua città, al punto che in famiglia dovevamo insistere per convincerlo a fare le vacanze, al mare a Varigotti dove abbiamo una casa o a Cogne, della quale si era innamorato nel 1947, quando ci andò in campeggio con l’oratorio».
Tino e Carmen si sono sposati nel 1978 e lei ricorda: «Nel 1972 mi aveva vista una prima volta durante una serata al teatro Lirico e poi l’anno successivo in compagnia di amici ed è scattato l’amore».
Con le nozze il sodalizio di affetti tra Tino e Carmen si cementa con il lavoro, perché la moglie inizia a lavorare nell’agenzia occupandosi della parte contabile, fino ad oggi.
Dalla coppia nascono 2 figli: Marco nel 1979 e Silvia nel 1984. Entrambi ricordano il padre, come un uomo buono, con qualsiasi persona si relazionasse: «Lui ci teneva che, dopo il diploma iniziassi a lavorare con lui, ma le mie aspirazioni erano altre e, pur dispiaciuto, non mi ha mai ostacolato, anche quando mi sono trasferito ad Edimburgo, per lavorare al giardino botanico della città scozzese. Sono contento di essere tornato in Italia, a dicembre, pur sapendo che doveva subire un intervento non rischioso, per stargli vicino e supportare la mamma, ma temevo che vedendomi arrivare in ospedale lui si preoccupasse e temesse di avere qualcosa di più grave».
Silvia commenta: «Non era un papà, ma un Babbo Natale. Se doveva rimproverarci, passava la palla dei rimbrotti alla mamma. Molto loquace, conosceva tutti e non si poteva passeggiare per Magenta insieme a lui, perché salutava tutti. In questi giorni abbiamo ricevuto tantissime manifestazioni di affetto e ci teniamo molto a ringraziare tutti quelli che ci sono rimasti vicini».