Colgar chiude: presidio di protesta in Comune
Il sindacato: "ora le istituzioni non devono lasciare soli i lavoratori".

"No ai licenziamenti e no alla chiusura" Presidio di protesta dei lavoratori Colgar davanti al Comune di Cornaredo.
Colgar chiude, 81 dipendenti in piazza
"No ai licenziamenti. No alla chiusura. #salvalacolgar". Infatti all'insegna di questo slogan, martedì mattina, gli 81 dipendenti della Colgar di Cornaredo hanno fatto un presidio di protesta davanti al Municipio. E incontrato l'amministrazione comunale. Infine arrabbiati, ma non rassegnati, organizzazioni sindacali e lavoratori hanno bussato alla porta del Comune. La richiesta quella di mobilitarsi in difesa del lavoro e della fabbrica.






Acquisita dai cinesi nel 2015
Infatti la storica azienda di via Marconi è stata acquistata nel 2015 dal Gruppo cinese Zhejiang Rifa Precision Machinery Company. Inoltre dal 1945 si occupa di progettazione e costruzione di macchine utensili. Infine lo scorso 10 gennaio i proprietari cinesi hanno aperto la procedura di mobilità collettiva. E comunicato la cessione dell'attività produttiva.
Le parole del sindaco Santagostino
Inoltre una delegazione di rappresentanti sindacali e lavoratori ha incontrato il sindaco Yuri Santagostino.
"La situazione è molto complicata, abbiamo manifestato la nostra solidarietà ai lavoratori e ci siamo messi a disposizione per seguire da vicino la situazione e sollecitare gli incontri istituzionali che hanno richiesto. Colgar è un'azienda storica del nostro Comune, Colgar sono 81 famiglie del nostro territorio, per questo non deve chiudere".
Le richieste del sindacato
Martedì mattina è arrivata anche la convocazione per un incontro in Prefettura a Milano, venerdì 2 febbraio.
"vogliamo coinvolgere anche Regione Lombardia e soprattutto il Consolato della Repubblica Popolare di Cina per arrivare alla proprietà - spiega Giulio Morelli, rappresentante sindacale Fiom Cgil di Milano - l'ingresso dei cinesi del Gruppo Rifa è stato possibile anche grazie ad un Accordo politico. Ora le istituzioni non devono lasciare soli i lavoratori".