Aumento di ricoveri di minori per gesti autolesivi: sei solo a gennaio
Anche il nostro territorio non sfugge al disagio che attanaglia le nuove generazioni, chiuse da troppo tempo in una dimensione casa-virtuale che toglie la socialità e le valvole di sfogo della vita quotidiana.
Un aumento di ricoveri di minori per gesti autolesivi, sei i casi registrati in questo primo scorcio di 2021 all’ospedale di Magenta.
Anche il nostro territorio non sfugge al disagio che attanaglia le nuove generazioni, chiuse da troppo tempo in una dimensione casa-virtuale che toglie la socialità e le valvole di sfogo della vita quotidiana.
L'evoluzione del lockdown
Un errore generalizzare, uno sbaglio ancora più grave ignorare il grido d’allarme che arriva dalla società, che in questa durissima battaglia contro il virus, si è ritrovato a combattere un nemico insidioso e subdolo, che si insidia nella testa, e provoca disagio, ansia, depressione, fino a portare a gesti estremi, di autolesionismo o addirittura a tentativi di suicidio. Un «mal di vivere» pericoloso, che rischia di intensificarsi in questo periodo di semi-lockdown.
Sono diverse le fasi vissute dall’inizio della pandemia. Il primo lockdown, quello della primavera 2020, è stato più semplice da affrontare: è stata la fase delle famiglie riunite, dell’«Andrà tutto bene», delle giornate a sfornare pizze, torte e biscotti. La didattica a distanza, con tutte le sue difficoltà, è stata vissuta come una novità.
Poi, la prima riapertura, l’illusione di un ritorno alla normalità che, però, non c’è stato: si apre, si chiude, poi si riapre, poi un po’ a casa un po’ a scuola, o forse no: incertezze, distanze sociali, un virtuale che non tiene il passo del reale e spesso diventa anche un luogo pericoloso. Già la prima riapertura aveva generato un aumento di casi a rischio, con richieste di aiuto e terapia.
Aumento di ricoveri di minori per gesti autolesivi
L’ospedale di Magenta, con la sua Neuropsichiatria infantile, ha retto il colpo. Non solo perché c’è già un’attenzione alta di fondo, una comprensione del disagio che mina soprattutto gli adolescenti. Emerge un quadro che fa riflettere: si abbassa l’età media di giovanissimi che praticano gesti autolesionisti.
A ottobre al Fornaroli è partito un progetto sperimentale «Ricovero adolescenti con acuzie psichiatriche», avviato con le molte difficoltà dettate dalle restrizioni. Camere dedicate, un gruppo preparato di Neuropsichiatri, educatori, psicologi. Un progetto voluto fortemente dalla primaria di Pediatria Luciana Parola e che ha trovato il sostegno morale ed economico della Fondazione dei quattro ospedali e dell’associazione Aldieri for children, che hanno finanziato la presenza di psicologi in corsia.
A questo si affianca l’attività sul territorio, consultori in primis, ma anche una rete volta ad intercettare i primi disturbi, per evitare conseguenze peggiori.
Una psicologa dedicata alle problematiche legate al Covid è stata messa a disposizione sia nei nosocomi di Magenta e Legnano: una cinquantina i casi presi in analisi. Una campanella che suona, un disagio che non può essere ignorato, anche in vista di una normalità difficile da recuperare ancora per diversi mesi.
Valentina Pagani