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Stress da Covid: maltrattamenti infantili in famiglia aumentati

Italia a due velocità in una ricerca del Cesvi.

Stress da Covid: maltrattamenti infantili in famiglia aumentati
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Dopo un anno di pandemia è innegabile che il “trauma collettivo da Covid-19” abbia creato un reale impatto sulla salute mentale collettiva. A pagarne il prezzo più alto sono stati i più fragili, a cominciare da bambini/e e adolescenti che, a causa di un maggiore componente stressogena all’interno del proprio nucleo famigliare, sono esposti a maggiore rischio di maltrattamento.

Da ottobre 2020 ad oggi tentativi di suicidio e autolesionismo tra gli adolescenti aumentati del 30%. A restituire questo preoccupante spaccato sociale è una ricerca del Cesvi che disegna un'Italia a due velocità.

Infanzia, maltrattamenti e disagi da Covid

È un quadro allarmante quello che emerge dalla IV edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia curato da Fondazione Cesvi: in una situazione di sofferenza generalizzata, la futura generazione è messa gravemente a rischio ed è necessario adottare, quanto prima, un intervento multidimensionale di medio e lungo termine per le politiche di prevenzione e contrasto al maltrattamento, oltre a quelle di cura della salute mentale per evitare che il trauma da Covid-19 accresca il fenomeno.

Presentato il 4 maggio 2021 in occasione di un incontro online moderato da Cristina Parodi, ambasciatrice della Fondazione, con la partecipazione della Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, lo studio – redatto dalle ricercatrici Giovanna Badalassi e Federica Gentile – analizza la vulnerabilità al maltrattamento dei bambini nelle singole regioni italiane, attraverso l’analisi dei fattori di rischio presenti sul territorio e della capacità delle amministrazioni locali di prevenire e contrastare il fenomeno tramite i servizi offerti.

Il risultato è una graduatoria basata su 64 indicatori classificati rispetto a sei diverse capacità che rappresentano la struttura portante dell’Indice: capacità di cura di sé e degli altri, di vivere una vita sana, di vivere una vita sicura, di acquisire conoscenza e sapere, di lavorare e di accesso a risorse e servizi. L’edizione 2021 dell’Indice dedica un importante e approfondito focus all’impatto che la pandemia ha prodotto sulla salute mentale grazie al contributo di testimoni privilegiati esperti ed esperte dei servizi territoriali. Il prolungarsi della pandemia ha reso cronica e strutturale l’emergenza della prima ondata, logorando lentamente la capacità di resilienza e resistenza psicologica e sociale.

La Lombardia registra un lieve miglioramento rispetto ai servizi di prevenzione e contrasto al rischio di maltrattamento all’infanzia, ma rimane l’ultima regione del nord Italia nel fronteggiare il problema del maltrattamento infantile. A causa della pandemia con l’insorgere di nuovi fattori di stress sono in preoccupante crescita i fattori di rischio maltrattamento all’interno dei nuclei familiari.

Il “trauma collettivo da Covid” detonatore del disagio grave

Dalla ricerca, infatti, emerge l’opinione condivisa sull’esistenza di uno specifico “trauma collettivo da Covid-19” che ha agito da detonatore di disagio grave, in special modo tra le persone e le famiglie già fragili o con traumi pregressi. Nelle famiglie più fragili è infatti aumentata in modo preoccupante la conflittualità, la violenza contro le donne e la violenza assistita e subita dai minori. Se si considera che la casa rappresenta il luogo più pericoloso (tra il 60/70% dei bambini/e tra i 2 e i 14 anni di età ha vissuto episodi di violenza emotiva da parte dei propri caregiver) è facile intuire come i periodi di lockdown abbiano costituito una aggravante della problematicità.

Nell’ultimo anno abbiamo assistito anche a un forte stress negativo sullo stato di salute mentale di genitori e bambini/e legato a fattori quali la paura di ammalarsi, i minori contatti sociali, le preoccupazioni economiche e l’insegnamento online, contribuendo all’aumento del burnout genitoriale, situazione in cui è stato dimostrato essere più probabile che i bambini e le bambine vengano maltrattati anche in presenza di fattori protettivi quali, ad esempio, il livello di reddito o di istruzione, dal momento che si tratta di un fenomeno che colpisce potenzialmente tutti i tipi di famiglie.

Il 43% degli italiani e delle italiane, inoltre, ha riportato un peggioramento della loro salute mentale nell’ultimo anno; il Covid-19 rappresenta dunque un potente fattore di rischio per il maltrattamento all’infanzia: un quadro tanto più preoccupante se si considera che il fenomeno emergerà in tutta la sua portata solo quando la pandemia sarà conclusa.

Tentativi di autolesionismo e suicidio aumentati del 30%

Ad aggravare il quadro complessivo della situazione di bambini e adolescenti in Italia il dato riportato dall’Indice che riguarda l’impatto del Covid-19 sulla loro salute mentale: in generale c’è stato un aumento nelle richieste di aiuto psicologico per bambini/e e ragazzi/e e si è registrato un aumento dei tentativi di suicidio di ragazzi/e, specie durante la seconda ondata della pandemia: dall’ottobre del 2020 fino ad oggi sono aumentati del 30% i tentativi di autolesionismo e di suicidio da parte degli adolescenti. Già da oggi è quindi evidente l’urgenza di un intervento sul sistema dei servizi alla famiglia e ai minori:

“Per fornire una risposta concreta a questa vera emergenza sociale Fondazione Cesvi si è attivata per rinforzare i propri interventi – prosegue Zavatta – Va anche ricordato che il fenomeno è ampliamente sottostimato: per ogni caso denunciato ce ne sono nove sommersi

Il quadro nazionale: un’Italia a due velocità

L’edizione di quest’anno dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia evidenzia importanti criticità. Dallo studio emerge l’immagine di un’Italia a due velocità: al Sud il rischio legato al maltrattamento è più alto e l’offerta di servizi sul territorio è generalmente carente o di basso livello. Le otto regioni del nord Italia sono tutte al di sopra della media nazionale, mentre nel Mezzogiorno si riscontra un’elevata criticità: le ultime quattro posizioni dell’Indice sono occupate da Campania (20°) Sicilia (19°), Calabria (18°) e Puglia (17°).

La regione con maggior capacità di fronteggiare il fenomeno del maltrattamento all’infanzia è il Trentino-Alto Adige che quest’anno per la prima volta supera l’Emilia-Romagna, grazie ad un netto distacco dalla media nazionale rispetto ai fattori di rischio. L’Emilia-Romagna, pur confermandosi la regione con il sistema più impegnato nella prevenzione e cura del maltrattamento all’infanzia, perde la prima posizione dopo tre anni sul podio, a causa di un peggioramento dei fattori di rischio. Seguono Friuli-Venezia Giulia (3°), Veneto (4°) e Umbria (5°).

Fra le regioni “virtuose” – con bassi fattori di rischio e un buon livello di servizi sul territorio – oltre all’Umbria, troviamo sei delle sette regioni della precedente edizione dell’Indice (Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Veneto, Liguria, Toscana) insieme alla Valle d’Aosta e al Piemonte. Tra le regioni “stabili” si trova solo la Lombardia.

Lombardia, “pecora nera” del Nord Italia

La Lombardia, preceduta da tutte le altre regioni del nord Italia, si posiziona al 10° posto dell’Indice, stabile dall’anno scorso. A fronte di un basso livello dei fattori di rischio (5° posizione tra le regioni meno vulnerabili), la Lombardia occupa soltanto il 12° (al 13° lo scorso anno) posto sul fronte dei servizi di prevenzione e contrasto, guadagnando una posizione rispetto all’anno scorso, ma distaccandosi di molto dalle altre regioni del nord Italia. In particolare, la Lombardia rimane stabile dallo scorso anno nella capacità di cura (11° posto), capacità di vivere una vita sana (12° posto), capacità di vivere una vita sicura (11° posto) e capacità di accedere alle risorse e ai servizi (5° posto). Migliora invece di tre posizioni la capacità di acquisire conoscenza e sapere (dal 15° al 12° posto), peggiora di due posizioni la capacità di lavorare (dal 4° al 6°).

La Lombardia si colloca quindi fra le regioni “stabili” che combinano situazioni ambientali favorevoli con sistemi di servizi invece inferiori alla media nazionale. Cesvi ha attivato nella città di Bergamo diversi progetti mirati a prevenire e contrastare i fenomeni di trascuratezza e maltrattamento infantile in collaborazione con il Consorzio FA.

Le conseguenze dei maltrattamenti

Il maltrattamento all’infanzia rimane un problema particolarmente grave e pervasivo nella nostra società che produce conseguenze drammatiche sulla salute dei maltrattati dal breve al lungo termine, sul loro equilibrio psico-fisico e, più in generale, su tutta la società. Sono molteplici e complessi i danni provocati da maltrattamento e trascuratezza:

  • a livello fisico, come ferite e fratture;
  • a livello psicologico come ansia, depressione, sbalzi di umore;
  • a livello cerebrale con possibili ricadute a livello cognitivo, linguistico e mentale

Per sostenere i progetti legati all’infanzia a rischio, la Fondazione Cesvi ha lanciato la campagna sms solidale “Quando sarò grande”, attiva dal 2 al 22 maggio. Per aiutare i bambini a vivere un’infanzia serena e a diventare gli adulti che sognano di essere, basta inviare un sms o chiamare da rete fissa al numero solidale 45580.

QUI IL DOCUMENTO CON LA QUARTA EDIZIONE DELL’INDICE REGIONALE STILATO DAL CESVI

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