Da Forza Italia Lombardia

L’Italia dopo il coronavirus: abbattere i vincoli per ripartire. Anzi: per rinascere

L’Italia dopo il coronavirus: abbattere i vincoli per ripartire. Anzi: per rinascere
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Lettera aperta da parte del coordinatore regionale di Forza Italia in Lombardia, l'europarlamentare Massimiliano Salini.

Una crisi sanitaria che si sta trasformando in una crisi strutturale, in cui tutto viene messo in discussione: il nostro stile di vita, le nostre idee sul futuro, i progetti per le nuove generazioni. Il coronavirus si è abbattuto sull’Italia e sul mondo globalizzato come un uragano, e ora è il momento, senza più alcun indugio, di pensare a cosa accadrà dopo.

Per quanto riguarda il nostro Paese, è il momento di fissare con chiarezza e urgenza alcuni punti per un futuro che, più che di ripartenza, dovrà essere di vera e propria rinascita.

1. Nessuno mette in discussione il fatto che la priorità sia la salute, nostra e dei nostri cari. Per questo motivo nell’immediato la quarantena è giusta e sacrosanta. Ma non siamo in Cina: siamo in un paese libero, dove non ci sono sudditi che firmano una delega in bianco al sovrano di turno, cioè all’attuale presidente del Consiglio.

Il governo deve assumersi la responsabilità di dare informazioni corrette e numeri sensati, spiegando come intende agire. Non può limitarsi a dire“ state a casa”.

Bisogna immediatamente pensare a come gestire anche dal punto di vista sanitario la ripartenza. Ci sono esempi virtuosi che da più parti vengono indicati come modelli, in particolar modo la Corea del Sud, che è riuscita a contrastare la diffusione del virus senza bloccare il paese, con un lavoro molto efficace per mappare i contagiati tramite un gran numero di test mirati. Se non l’abbiamo fatto prima, iniziamo ora ad affrontare la questione in questi termini: dobbiamo capire chi rischia di più e chi rischia di meno, per fasce di età, per condizioni di salute, per chi è immunizzato perché è già passato dal virus. Usando la ragione si può ripartire con rischi minimi.

2. Perché ripartire è un’esigenza immediata, urgente, su cui dobbiamo concentrare tutti i nostri sforzi. Subito dopo l’emergenza salute, infatti, viene quella del lavoro. Subito dopo vuol dire pensarci da subito e pianificare in modo che le aziende e le persone possano a loro volta prepararsi.

La combinazione di elementi quali la diffusione del virus, la debolezza delle nostre finanze pubbliche, l’impossibilità di battere moneta, l’estensione del lockdown, è un mix senza precedenti per la nostra economia, quindi per il nostro popolo. Se il governo si muove con inettitudine e lentezza, il futuro sarà la distruzione del nostro patrimonio industriale.

3. Ma la vera base su cui fondare la ripartenza è la libertà di azione. Da molte parti si dice che servono soldi, per alimentare la ripartenza economica. Giusto: serve liquidità e protezione. Ma attenzione: non è lo Stato che ci salverà. Non ne ha i mezzi, e men che meno le capacità. I cittadini, le associazioni, le imprese: sono questi i soggetti che alimenteranno la ripartenza. Lo Stato (e questo potrà essere il fondamento di una vera rinascita) deve permettere ai cittadini di intraprendere. Deve valorizzare chi lavora e chi si impegna. Serve un piano serio, radicale e mai visto prima di abbattimento della burocrazia e degli infiniti adempimenti a carico di chi vuole fare.

Non è il momento della polemica, si dice da più parti. Vero: è il momento dei giudizi chiari e taglienti, che non lascino spazio ad ambiguità e giochi di rimpallo politico. Ora abbiamo bisogno di una comunicazione onesta e solida, di un vero piano sanitario che superi la fase “state a casa”, di una programmazione ragionevole e prudente della ripresa delle attività, e soprattutto di un piano
massiccio, e oserei dire rivoluzionario, di liberalizzazione dai vincoli burocratici, per dare slancio a costo zero alle iniziative della società e degli imprenditori.

«Togli il diritto - diceva Sant’Agostino - e allora che cosa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti?». Nessuno nega che lo Stato abbia avuto il diritto di chiederci in questa fase una riduzione delle nostre libertà personali per tutelare la salute pubblica. Ma dobbiamo renderci conto che quel tempo deve finire al più presto. E che a maggior ragione - passato questo tempo “sospeso”- lo Stato non ha il diritto di tenerci il freno e le briglie in una fase in cui, visti i danni subiti, avremo bisogno come non mai di partire con slancio per ricostruire sulle macerie.

È il momento di dimostrare se abbiamo veramente voglia di rinascere.

Massimiliano Salini

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