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Lo smart working fa nascere “nuovi chef”

L’emergenza Covid spinge quasi due italiani su 3 ad improvvisarsi cuochi provetti fra le mura domestiche

Lo smart working fa nascere “nuovi chef”
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Lo smart working fa nascere “nuovi chef”. L’emergenza Covid spinge quasi due italiani su 3 (64%) ad improvvisarsi chef tra le mura domestiche per sperimentare vecchie e nuove ricette. Un trend in crescita iniziato nella fase più acuta della pandemia. Ed alimentato dallo smart working. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Istat in occasione della decisione di alzare il livello di lavoro agile nella pubblica amministrazione. Le misure anti contagio portano la gente a stare di più a casa con il recupero di riti domestici come il cucinare. Questo diventa oltre che necessità quotidiana anche un momento di aggregazione familiare più sicura di un pasto o di un aperitivo in mezzo a estranei o a persone che vivono fuori dal proprio nucleo domestico.

Gli chef da smart working

La preparazione casalinga dei piatti tradizionali in questo periodo è una attività tornata ad essere gratificante per uomini e donne all’interno delle mura domestiche. Anche con il coinvolgimento appassionato dei più piccoli. Si è tornati a preparare dolci, pane, pizza e pasta fatta in casa ma anche conserve e marmellate come in passato. Con il lockdown prima e lo smart working dopo si registra un aumento di 10 miliardi di euro nella spesa alimentare domestica degli italiani per il 2020 per effetto del maggior tempo a casa e in cucina, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Ismea. Si è verificato un aumento del 9,2% del valore dei acquisti alimentari nei primi sei mesi dell’anno. Secondo un trend positivo che ha visto un rallentamento nella seconda parte dell’anno, anche legato all’effetto scorte.

Crollo dei consumi fuori casa

Lo smart working ha spostato fra le mura domestiche tutti gli intervalli del tradizionale orario di lavoro. Con la necessità di organizzarsi a casa per i pasti e magari anche per gli aperitivi di fine giornata. A livello generale l’aumento degli acquisti domestici non è bastato però a compensare all’interno delle filiere produttive il crollo dei consumi alimentari fuori casa in bar, ristoranti e pizzerie dove la spesa registra nel 2020 un drammatico calo per un valore di 34 miliardi di euro, per effetto delle città svuotate da turisti e lavoratori. Una drastica riduzione dell’attività che – conclude la Coldiretti – pesa sulla vendita complessiva di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.

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