Alimentazione del cane, fondamentale per il benessere

Negli ultimi anni si è registrato un enorme cambiamento in fatto di alimentazione degli amici a quattro zampe

Alimentazione del cane, fondamentale per il benessere
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Alimentazione del cane, un argomento fondamentale per il benessere dei nostri amici animali. Fino a pochi decenni orsono la loro dieta era rappresentata da cibi casalinghi cotti, avanzi del pasto famigliare, frattaglie e ossa. L’alternativa preconfezionata era scelta da pochi. Oggi, fortunatamente, la situazione è molto cambiata. Ci sono negozi altamente specializzati che offrono una miriade di proposte. Si spazia dai croccantini alle “scatolette”, dagli spuntini alle mousse, per arrivare a premietti di tutti i tipi con pollo, manzo, coniglio, cervo, cinghiale, quaglia, salmone e tante altre fonti proteiche. Il tema è delicato perché il benessere dei nostri amici più cari dipende proprio dalla loro alimentazione.

Alimentazione del cane, le tendenze

Da qualche tempo, sta crescendo la tendenza ad utilizzare cibi crudi, cercando di riportare la dieta alle origini, ai tempi in cui si procacciavano il cibo autonomamente. La cosiddetta dieta Barf (Biologically Appropriate Raw Food) segue il concetto dell’adattamento al sistema predatore-preda e si basa essenzialmente su razioni di carne cruda, ossa, frattaglie, verdura e frutta. Tutto ciò in netta contrapposizione rispetto ai cibi industriali che vengono incolpati di essere ricchi di additivi e conservanti. Ovviamente anche le diete più naturali nascondono delle insidie. Non subendo un processo di cottura aumentano i rischi di tipo infettivo ed igienico; inoltre è possibile la creazione di squilibri proteici o vitaminici nel caso in cui la composizione del pasto risultasse inadeguata.

I resti dei nostri pasti

Solo pericoli si nascondono infine dietro una terza scelta alimentare, quella che è rappresentata da ingredienti o resti dei nostri pasti. Con fritti, oli, sughi, sale, spezie, zuccheri aumentano notevolmente i disturbi gastrointestinali o cutanei, le intolleranze o le malattie organiche. Detto tutto questo resta una conclusione: meglio evitare la terza opzione, perché l’apparato digerente di cani e gatti non è come quello degli esseri umani.

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