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Lombardia "com'eravamo", gli anni da Presidente di Guzzetti

L'ex presidente di Fondazione Cariplo racconta i suoi anni alla guida di Regione Lombardia dal 79 all'87.

Lombardia "com'eravamo", gli anni da Presidente di Guzzetti
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Regione Lombardia festeggia quest'anno i suoi 50 anni. In un momento così critico per il territorio, l'avvocato Giuseppe Guzzetti, presidente  dal 1979 al 1987, ha raccontato i suoi anni alla guida della Lombardia.

Regione Lombardia, gli anni di Guzzetti

Lei è stato presidente di Regione Lombardia dal 1979 al 1987, un’istituzione che quest'anno festeggia i suoi primi 50 anni.
Fu un'intuizione giusta quella dei padri costituenti?

"La Repubblica si riparte in Regioni, Province e Comuni (art. 114 della Costituzione). Le Regioni sono un elemento decisivo per la crescita complessiva del Paese e non indeboliscono lo Stato centrale se si ha un obiettivo unitario di sviluppo del Paese. I costituenti hanno fatto bene a mettere le Regioni in Costituzione. L’errore semmai è stata la loro partenza ritardata, avvenuta nel 1970, oltre vent’anni dopo l’approvazione, perché lo Stato centralista non voleva mollare il potere.

Da presidente della Regione ho sollevato la questione settentrionale tirandomi addosso molte critiche. Non ho mai sostenuto che i lombardi dovevano meno pagare la tasse, che non dovevano fare solidarietà al resto del Paese. Ma che occorreva chiedere allo Stato centrale investimenti per realizzare infrastrutture di cui da anni la Lombardia era carente, con gravi costi aggiuntivi a carico delle nostre aziende. Oltre a sollecitare a Roma una burocrazia moderna, che eliminasse i suoi ritardi e le sue inadeguatezze. Le quali penalizzavano il nostro sistema produttivo regionale nel confronto e nella concorrenza con le aree più avanzate d’Europa con le quali eravamo in competizione".

Cosa ricorda dei suoi dieci anni trascorsi al Pirellone?

"Ho dovuto affrontare situazione difficili come il disastro diossina di Seveso, l’alluvione in Valtellina e il problema Chernobyl. Erano questioni molto serie ma ben circoscritte a differenza della pandemia. La Regione ha rivendicato allo Stato centrale di gestire direttamente queste emergenze, dimostrandosi all’altezza di queste complesse situazioni confermando di essere un interlocutore capace e credibile con lo Stato centrale. Questa capacità di affrontare le emergenze ha certamente rafforzato il ruolo delle Regioni. La pandemia è una buona occasione per ribadire il ruolo delle Regioni e la loro capacità di governo se si ha il coraggio di affrontare anche la parte più difficile e controversa delle misure per combattere questo virus. Non mi pare che va in questa direzione il comportamento delle Regioni che vogliono sia il Governo a prendere le decisioni difficili e impopolari. Ancora peggio è continuare in una conflittualità negativa per la gravità della situazione".

Quali sono stati i provvedimenti più significativi adottati durante la sua esperienza al Pirellone?

"Il varo della legge urbanistica quando la stragrande maggioranza dei Comuni, compreso Milano, non avevano ancora il Piano Regolatore Generale, una legge che ha dato la possibilità agli amministratori locali di programmare lo sviluppo dei loro territori con maggiore ordine, salvaguardando l’ambiente e impedendo un uso dissennato del territorio.

Poi la legge sui parchi e la costituzione delle grandi aree verdi lombarde, tra tutte il Parco del Ticino, un provvedimento adottato superando molte e complesse resistenze da parte delle Amministrazioni locali e dei proprietari terrieri. I fatti ci hanno dato ragione. I temi dell’ambiente, della salvaguardia del verde, della riduzione dell’inquinamento atmosferico e della continua aggressione del territorio sono temi prioritari di oggi e del nostro futuro. L’attuazione della riforma della Sanità che per anni ha dato buoni risultati ma poi è stata snaturata in peggio nei suoi punti fondamentali tanto che l’arrivo della pandemia ha evidenziato le carenze e gli errori commessi in questi ultimi anni.

In quel periodo la Lombardia ha dovuto affrontare la crisi dei grandi settori produttivi (chimica, acciaio, plastica...); crisi che richiedeva innovazione , trasformazione dei processi produttivi e dei prodotti. La Regione ha svolto un ruolo importante per salvaguardare le imprese e l’occupazione, soprattutto giovanile. Infine la Regione ha accompagnato e favorito la trasformazione di Milano da città dell’industria a metropoli internazionale dei servizi, del terziario e della finanza dopo il successo di Expo. Al riguardo grande merito va riconosciuto al sindaco Beppe Sala".

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